di Stefano Bartezzaghi, Repubblica. Cambiare il Nome quando insoddisfatti della Cosa non è dunque una prerogativa della sinistra parolaia, come pure a volte è stato osservato. Nel pomeriggio quirinalizio che ha mandato al governo una destra assai schietta e non paludata, si può anzi dire di aver assistito non solo alla nomina di presidente e ministri ma anche alla rinomina di molti ministeri, con non pochi e comunque significativi ritocchi alle relative etichette. Dare il nome a un nuovo ministero, come quello per le politiche del Mare e del Sud, o cambiare il nome a unministero esistente, come quello dell’Istruzione che ora diventa anche del Merito, ha però un valore simbolico ma soprattutto programmatico: vale come dichiarazione di intenti, insomma.
Tra le denominazioni introdotte si fanno notare, oltre a Merito, Mobilità, Mare (e sud, ovvero Mezzogiorno) Made (in Italy), con una allitterazione abbastanza ostinata sull’iniziale M, la stessa di Meloni e del più inquietante dei suoi predecessori. È certamente un caso e occorrerebbe grande e anacronistica fede nel cabalismo alfabetico per trarne conclusioni: si registra come mera e curiosa bizzaria.
Meno frivolo è invece notare come nella circostanza si faccia solennemente ufficiale e anzi propriamente istituzionale la tendenza del discorso pubblico a proclamare valori. Sovranità, Natalità, Sicurezza, Merito, Mobilità (e anzi Mobilità Sostenibili) sono qualcosa di diverso da Affari Esteri o Lavoro o Sport: sono ideali. Nei nomi tradizionali dei dicasteri questo succede per esempio con la Giustizia, che però è da considerarsi come termine tecnico giuridico. Anche una dizione ben assestata come quella di Sviluppo Economico indicava una direzione preferenziale, un obiettivo vero e proprio. Ma al valore dello Sviluppo corrispondono pur sempre dei parametri concreti. Alla Sovranità Alimentare cosa corrisponde? L’etichetta non lo dice e sembra messa lì soprattutto per far risuonare la parola identitaria dei sovranisti. Magari non sapranno definire bene il concetto applicato all’alimentazione, ma sicuramente risulterà simpatico alle loro orecchie.
Proprio in termini di sovranismo si registra poi un paradosso. L’ex ministero dello Sviluppo Economico sarà reintitolato – ha annunciato la premier leggendo la lista – a Imprese e Made in Italy. Quindi al sovranismo produttivo non corrisponde quello linguistico, visto che l’italianità è concetto che qui trova espressione in lingua inglese. L’autarchia linguistica è battaglia accantonata, si sa: ma l’inglese nell’intitolazione del ministero e nello stesso nome di quel Paese che la sua premier preferisce chiamare Nazione un po’ di effetto lo fa. Si inabissano le due Transizioni del governo Draghi, l’Ecologica che viene sostituita e la Digitale di cui non resta traccia. Nel nome del ministero scolastico appare invece il Merito (ahi, non il Metodo!). “Istruzione e Merito” vorrà suggerire che per Istruzione si intende una disposizione che deve essere ben eseguita e non solo dai discenti ma anche dai docenti. Si spera almeno che valga anche per i Ministri (iniziale:M).