Secondo un report (“No Time to Waste”) dell’associazione Feedback EU, l’Unione europea ha importato nel 2021 quasi 138 milioni di tonnellate di prodotti agricoli (valore: 150 miliardi di euro) e allo stesso tempo ha gettato via 153,5 milioni di tonnellate di cibo. La quantità di grano sprecato nell’UE, ad esempio, è equivalente a circa la metà delle esportazioni di grano dell’Ucraina.
Numeri su cui riflettere, soprattutto oggi he si celebra Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi di cibo e le perdite alimentari. Soprattutto in questo complesso periodo storico. “In un momento di prezzi alimentari elevati e di aumento del costo della vita, è uno scandalo che l’UE stia potenzialmente buttando via più cibo di quello che sta importando”, ha commentato Frank Mechielsen, Direttore esecutivo di Feedback EU.
I numeri – sottostimati – degli sprechi alimentari
Lo spreco calcolata nel report, spiega Feedback EU, è quasi il doppio delle stime precedenti, grazie alla migliore disponibilità di dati sullo spreco alimentare nelle aziende agricole. La portata effettiva delle perdite e degli sprechi alimentari in Europa sarebbe infatti notevolmente sottostimata: “I dati ufficiali dell’UE escludono ancora la maggior parte dei rifiuti alimentari nelle aziende agricole”. Il rapporto calcola infatti che 89,8 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari arrivano dalla produzione primaria (il cosiddetto food loss, perdita alimentare), il triplo di quanto viene sprecato nelle famiglie dell’UE (32,5 milioni di tonnellate, food waste, lo spreco propriamente detto): “È probabile – sottolinea l’associazione – che la maggior parte di questi sprechi alimentari non rientri nell’ambito dell’attuale misurazione degli sprechi alimentari dell’UE e della rendicontazione nazionale, che esclude il cibo lasciato non raccolto nelle fattorie, escludendolo anche dalla riduzione mirata”.
Cibo, soldi, energia, emissioni
Quando parliamo di sprechi alimentari e di cibo non consumato parliamo ovviamente di soldi. Feedback EU stima che questo spreco costi alle imprese e alle famiglie europee circa 143 miliardi di euro all’anno. Ma dobbiamo iniziare a leggere questo spreco anche in termini climatici: quanta CO2 emettiamo per produrre questa montagna di cibo che finisce in discarica? Il rapporto stima che circa un quinto (20%) del cibo prodotto in Europa non viene consumato. Produrre questo 20% destinato alla pattumiera comporta il 6% del totale delle emissioni climalteranti UE.
Secondo i calcoli di Waste Watcher, l’energia “nascosta” nel cibo complessivamente perduto o sprecato solo in Italia (quella utilizzata cioè nella sua produzione) vale oltre 11 miliardi di euro.
“Con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite tutti i Paesi dell’UE si erano impegnati a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030 – commenta Piotr Barczak, senior policy officer dello European environmental bureau (EEB) –Tuttavia, quasi dieci anni dopo, non hanno ottenuto molto e le nostre economie generano ancora quantità incredibilmente elevate di rifiuti alimentari”.
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“Dimezzare gli spechi alimentari”
Questi dati impressionanti sugli sprechi di cibo hanno convinto 43 organizzazioni di 20 paesi dell’UE – tra cui le ONG Feedback EU, EEB, Zero Waste Europe ma anche, ad esempio, le piattaforme contro lo spreco Too Good to Go e OLIO – a fare appello alle istituzioni europee. Entro la fine dell’anno la Commissione dovrebbe presentare una proposta con obiettivi di sprechi di cibo legalmente vincolanti per gli Stati membri. Le 43 associazioni chiedono “di ridurre del 50% gli sprechi alimentari dell’UE dal campo alla tavola entro il 2030”. In linea, dunque, con gli obiettivi Onu.
“L’UE ha ora un’enorme opportunità di fissare obiettivi giuridicamente vincolanti per dimezzare i suoi sprechi alimentari dalla fattoria alla tavola entro il 2030 per affrontare il cambiamento climatico e migliorare la sicurezza alimentare”, sottolinea Mechielsen. “Fissare obiettivi inferiori al 50% significherebbe non riuscire a raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile 12.3 dell’Onu. È fondamentale che gli obiettivi includano i rifiuti nelle aziende agricole e dalle imprese di trasformazione e di servizi alimentari: se l’UE limitasse gli obiettivi a coprire solo i rifiuti alimentari al dettaglio e di consumo, il nostro rapporto rileva che sarebbe escluso tra il 48-76% del totale dei rifiuti alimentari dell’UE”.
Frutta, insalata, pane
“È la frutta l’alimento più sprecato del pianeta”, secondo le rilevazioni Waste Watcher. In Italia gettiamo individualmente 30,3 grammi di frutta alla settimana, segue l’insalata con una media di 26,4 grammi pro capite, e il pane fresco con 22,8 grammi. Ci superano però gli Stati Uniti, con 39,3 grammi di frutta a testa, la Germania con 35,3 e il Regno Unito che si attesta su uno spreco settimanale di 33,1 grammi a testa. In tema di spreco della frutta vanno meglio il Sudafrica (11,6 grammi) o la Francia (25, 8 grammi).
In vista di questa terza Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari, la campagna Spreco Zero di Last Minute Market ha elaborato una “dettagliata panoramica globale sulle abitudini di consumo e spreco intorno al pianeta”. Si tratta del Cross Country Report “Food & Waste around the World”, indagine firmata da Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability, realizzata in 9 Paesi del mondo (Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile, Giappone). All’indagine hanno preso parte 9mila cittadini, con un campione statistico di 1000 interviste per ciascun Paese.
Torniamo ai dati. In Italia gettiamo ogni settimana 21 grammi di verdure e ben 22,8 grammi di tuberi, aglio e cipolle. Mentre altrove, nella nefasta “hit” degli alimenti più sprecati, entrano per esempio latte e yogurt (38,1 grammi settimanali negli Stati Uniti, 27,1 in Germania), o ancora gli affettati e salumi (21,6 grammi in Francia, 14,2 grammi settimanali in Giappone), ma anche riso e cereali che in Brasile si gettano per 27,2 grammi settimanali, o i cibi pronti che i giapponesi sprecano in misura media di 11,5 grammi settimanali.
“Il Rapporto conferma con dati puntuali il forte collegamento fra abitudini di consumo, spreco alimentare e diete sane, sostenibili e tradizionali come la Dieta mediterranea”, spiega il Direttore scientifico Waste Watcher International Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero, ordinario di Politica agraria internazionale all’Università di Bologna. “Aumentare la consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni in tutto il mondo permette di promuovere un’alimentazione sana e sostenibile, com’è appunto la Dieta Mediterranea, e di prevenire e ridurre lo spreco alimentare a livello domestico. Anche il consumo e la cucina domestica permettono di ridurre lo spreco: chi è abituato a mangiare fuori spreca di più in casa. Sono questioni che i cittadini ma anche e soprattutto le governance del pianeta devono adesso affrontare in modo strutturale”.
Giornata sprechi alimentari: “L’Europa spreca più cibo di quanto ne importa”