Il 28 settembre 2022 ricorre la 16? Giornata Mondiale contro la Rabbia. Il tema di quest’anno “Rabies: One Health, Zero Deaths” mette in evidenza la connessione tra la salute dell’ambiente e quella delle persone e degli animali.
Anche l’Italia partecipa all’iniziativa con il Centro di referenza nazionale (CRN) per la rabbia dell’IZSVe. Benché l’Unione Europea abbia raggiunto l’indennità da rabbia nella maggior parte dei suoi territori, la malattia è ancora un argomento di attualità per le conseguenze in sanità pubblica della sua circolazione nel serbatoio animale. Oltre a prevenire la re-introduzione della rabbia nei territori degli Stati Membri, l’Europa si trova oggi a dover gestire la circolazione di numerosi lyssavirus nella popolazione dei chirotteri, come testimonia l’episodio del “gatto di Arezzo” di due anni fa, quando i ricercatori del CRN per la rabbia registrarono un caso di spillover (salto di specie) di Lyssavirus dal pipistrello al gatto.
Per l’occasione l’IZSVe organizza il corso di formazione “Rabbia e Lyssavirus. Stato dell’arte della sorveglianza”, rivolto agli operatori sanitari degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali nonché ai medici veterinari operanti nel pubblico e/o nel privato.
A livello globale è stato approvato il piano strategico “Zero by 30”, che mira ad azzerare i decessi da rabbia mediata dal cane entro il 2030: un documento ambizioso, ma con obiettivi raggiungibili. Il programma è condiviso da WOAH, FAO e OMS, a cui si aggiunge anche la Ong “Global Alliance for Rabies Control” che ha avuto da oltre vent’anni il merito di mediare la collaborazione tra organizzazioni nazionali, internazionali e attori a tutti i livelli.
La pandemia da Covid-19 ha rivelato le forti vulnerabilità dei sistemi sanitari a livello globale, ma ha anche dimostrato cosa si può raggiungere attraverso una maggiore collaborazione interdisciplinare. Allo stesso modo, il controllo e l’eradicazione della rabbia possono essere perseguiti in modo più efficace attraverso programmi sanitari integrati e ispirati all’approccio One Health, a cui l’IZSVe sta attivamente contribuendo da anni con progetti di ricerca e gruppi di lavoro multidisciplinari.