Il Sole 24 Ore sanità. Nati al momento di diventare sanitari, anzi oggi anche nella possibilità di parteciparvi negli ultimi anni d’ università, i medici appena si iscrivono al loro Ordine professionale vengono contemporaneamente iscritti all’Enpam, la Fondazione che gestisce, con il suo Fondo generale tutti i circa 400mila medici italiani.
E’ un Fondo, indicato come quota A, spesso criticato da tanti che vi sono iscritti obbligatoriamente e che ne criticano i modesti importi, che tuttavia consente, oltre ad una modesta pensione a fronte , specie in passato, di una ridotta contribuzione, una serie di agevolazioni che comprendono sussidi per le varie fasi della vita : pensione di inabilità e di reversibilità per i familiari che ne hanno diritto; aiuti economici in caso di disagio o malattia, spese per interventi chirurgici o cure non a carico del Ssn, spese straordinarie per eventi imprevisti o per particolari stati di bisogno; sussidi in caso di danni subiti per calamità naturali ed anche sussidi per la genitorialità/maternità.
Se poi questi medici intraprendono la carriera dei medici di medicina generale i loro contributi vanno allo specifico Fondo, così come i contributi versati dai medici specialisti dei presidi ambulatoriali e per la specialistica convenzionata esterna nei Fondi a loro dedicati.Per i medici dipendenti dal servizio sanitario nazionale i contributi, dopo una lunga trafila iniziata con la Cassa Pensioni sanitari (CPS) collegata al ministero del Tesoro, proseguita, poi, nel 1996 nell’Inpdap, l’istituto della previdenza dei dipendenti pubblici, confluito, infine, all’Inps nel 2011, visto il suo fallimento.
Per i medici dipendenti dalle case di cura la loro iscrizione è sempre stata all’Inps. Anche i medici specializzandi per il periodo di studio versano all’Inps ma nella Gestione Separata istituita nel 1995 per i così detti Co.Co.Co.
Ma c’è ancora un altro divertissement. I medici dipendenti dal Ssn qualora svolgano attività libro professionale all’interno dei loro presidi versano i contributi relativi agli onorari all’Enpam, Quota B, così come fanno tutti i medici per i ricavati della loro libera professione.
Il guaio di dover navigare in tutto questo vasto arcipelago previdenziale è che è stato, in passato e lo è ancora in parte, difficile e costoso riunificare i vari spezzoni di contribuzione per, da un canto, maturare l’ anzianità utili per ottenere la pensione, dall’altro, ottenere un trattamento più vantaggioso ovvero unico. Ci sono volute due leggi per codificare la possibilità di unificare i contributi in un unico ente con la “ricongiunzione”. Metodo utile per mettere insieme i vari spezzoni contributivi, ma particolarmente oneroso. Tanto, spesso, da sconsigliarne l’utilizzo. Alla ricongiunzione si è poi aggiunta la “totalizzazione”. La totalizzazione consente a tutti i lavoratori dipendenti, autonomi e liberi professionisti, che hanno versato contributi in diverse casse, gestioni o fondi previdenziali, di acquisire il diritto ad un’unica pensione di vecchiaia, anzianità, inabilità e ai superstiti. La totalizzazione, a differenza della ricongiunzione che è onerosa, non richiede alcun costo ed è del tutto gratuita. La totalizzazione deve riguardare tutti e per intero i periodi assicurativi presenti nelle gestioni in cui l’assicurato è stato iscritto. Non può darsi luogo ad una totalizzazione parziale. Ma c’è un grande inghippo. La pensione, in regime di totalizzazione, viene determinata interamente con il metodo contributivo, assolutamente meno vantaggioso, se al momento del pensionamento il lavoratore non ha maturato un diritto autonomo a pensione in nessuna delle gestioni interessate. In tale ultimo caso il lavoratore, invece, mantiene il sistema di calcolo della prestazione vigente nel fondo interessato.
Infine, e dobbiamo qui sottolineare l’impegno profuso dalle organizzazioni sindacali, come nel caso dei medici dalla Cosmed, si è ottenuto un metodo non costoso e particolarmente utile per raggiungere i criteri prescritti per ottenere la pensione ed un trattamento meno riduttivo. Si tratta del “cumulo”.
Dal 1° gennaio 2017 i lavoratori possono verificare la possibilità di ricorrere al cumulo dei periodi assicurativi in quanto tale istituto, anch’esso gratuito, è più vantaggioso rispetto alla totalizzazione perchè non determina il ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo. Il cumulo dei contributi è quel particolare meccanismo grazie al quale è possibile aggregare quanto versato dal lavoratore in Casse previdenziali differenti, anche quelle autonome dei professionisti, come è il caso dell’Enpam e delle altre Casse privatizzate degli avvocati, ingegneri, psicologi, biologi ed altri ancora, per chi ha avuto un percorso lavorativo discontinuo. Il cumulo permette, quindi di maturare una pensione unica da liquidarsi nel rispetto delle regole di calcolo tipiche di ogni Fondo e tenendo conto dell’importo delle varie contribuzioni. Il cumulo non prevede il trasferimento dei contributi da una gestione previdenziale ad un’altra e non comporta, sottolineiamo, il passaggio al sistema contributivo.