Il Dolomiti. A preoccupare non solo il Covid ma i cambiamenti climatici stanno iniziando a presentare il conto al sistema sanitario. A livello nazione sono in continuo aumento i casi di West Nile virus e anche quelli riferiti al vaiolo delle scimmie. “Il sistema di allerta in Italia ha funzionato?”. E’ questa la domanda che si fa il professore di microbiologia Andrea Crisanti in merito al continuo aumento di contagi del West Nile Virus nel nostro Paese.
L’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso nei giorni scorsi l’ultimo rapporto di sorveglianza che mostra una continua crescita di casi di West Nile virus in Italia: dall’inizio di giugno fino allo scorso 9 agosto sono stati segnalati 144 contagi, 50 in più rispetto a 7 giorni fa con un aumento del 53%.
C’è poi anche un altro allarme, quello riferito al vaiolo delle scimmie. Anche in questo caso è l’Iss a fotografare la situazione. In Italia i casi raggiungono quota 644. L’incremento rispetto all’ultima rilevazione del 9 agosto è di 45 casi, quelli collegati a viaggi all’estero sono 182. In Trentino sono 3 i casi fino ad oggi confermati. Ed è sempre nella nostra provincia che la scorsa settimana sono stati rilevati anche due casi di Dengue che hanno portato ad un intervento di disinfestazione a Cognola.
Non è quindi solo il Covid che preoccupa, anche i cambiamenti climatici hanno cominciato in qualche modo a presentare il conto al sistema sanitario.
Professore Crisanti, ci troviamo davanti un forte aumento dei casi di West Nile virus in Italia. Non è l’unico virus che preoccupa in questi mesi. Cosa sta accadendo?
I primi casi di West Nile Virus li abbiamo rilevati attorno al 2008 e nel 2018 abbia avuto anche una epidemia molto importante in Veneto. Non è quindi un virus sconosciuto, sicuramente, però, i fattori climatici che tutti noi conosciamo stanno avendo una importanza notevale perchè determinano la densità degli uccelli migratori e questo virus parte proprio dagli uccelli. C’è poi anche una influenza del clima sulla densità degli insetti. Quindi i serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare, e può accadere che l’uomo venga punto proprio da una zanzare infetta.
Ma perchè proprio quest’anno stiamo registrando un aumento dei casi?
Questo, come già detto, potrebbe essere dovuto a particolari condizioni climatiche o anche, è una ipotesi, al fallimento del sistema di sorveglianza. E’ un sistema che attraverso la cattura delle zanzare riesce ad identificare immediatamente il virus. Se questo sistema è venuto meno è chiaro che non si è potuto intervenire in tempo.
Abbiamo anche il vaiolo delle scimmie.
Questa è una infezione che colpisce l’uomo occasionalmente. Sono stati documentati casi da moltissimo tempo e nei primi anni del 2000 si era verificata una epidemia anche negli Stati Uniti. Qui c’è un aspetto importante da tenere in considerazione che è il fatto che ormai da anni diminuiscono le persone che sono protette contro questo vaiolo. Le persone che si sono vaccinate negli anni scorsi sono invecchiate e muoiono. C’è un cambio generazionale e diminuisce il livello di protezione. Questo offre l’opportunità a questo virus di trasmettersi.
Nel prossimo futuro sono previsti cambiamenti climatici sempre più forti. Questo avrà un impatto importante sulla diffusione di virus, di malattie e infezioni?
Guardi, lo scenario che più preoccupa e che è il più pericoloso è quello che la zanzara Aedes aegypti che porta la febbre gialla e il dengue, in qualche modo riesca a trovare delle nicchie ecologiche in Europa per resistere e riprodursi. Questo sarebbe davvero uno scenario pericoloso. Per fortuna, però, al momento nonostante l’aumento delle condizioni favorevoli non si è stabilizzata sul territorio europeo.
Diventa quindi sempre più fondamentale avere un sistema di allerta attivo e veloce.
Bisognerebbe capire se i sistemi di allerta hanno funzionato in questi mesi. Quando i sistemi sentinella hanno inziato a vedere i casi? Cosa è stato fatto? In Italia esistono da ormai diversi anni per evitare situazioni come quella che stiamo vivendo. Qualcosa deve essere successo. Magari gli istituti zooprofilattici hanno speso moltissime energie per supportatre la battaglia contro il covid trascurando altri aspetti. Ma questa è solo una ipotesi.