La Nuova Venezia. Sono due donatori di sangue asintomatici registrati in Friuli Venezia Giulia, rilevati dall’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale rispettivamente a Tricesimo (Udine) e Lignano Sabbiadoro (Udine), i primi due casi di infezione umana da virus Usutu nel Nordest. Lo ha reso noto il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, che ha precisato come le infezioni siano state registrate nell’ambito del programma di sorveglianza attivata sul territorio regionale. “Le prossime settimane saranno determinanti per capire l’entità della circolazione nella nostra regione. A tale scopo la direzione centrale Salute ha convocato le Aziende sanitarie e i Dipartimenti di prevenzione per valutare la situazione e mettere in atto le azioni previste dal piano di sorveglianza integrata, tra cui la disinfestazione larvicida e adulta delle zanzare, la campagna informativa per la popolazione e il supporto ai comuni”, ha detto Riccardi.
Certo è che il tracciamento del Friuli Venezia Giulia accende l’allarme anche in Veneto, già alle prese con il proliferare di casi di West Nile.
Gioia Capelli, direttore sanitario dell’istituto Zooprofilattico, conosce molto bene Usutu. “Non è per niente nuovo come virus, è addirittura più vecchio di West Nile. Siamo stati il primo paese europeo ad averlo messo in evidenza nel 1996. Usutu inizialmente non era considerato un problema perché colpiva solo volatili selvatici, anche con tassi di mortalità importanti. Gli animali serbatoio, nella maggior parte dei casi, sono i merli. La questione riguarda l’uomo da cinque o sei anni”.
Dunque quello che ora viene definito da qualcuno “nuovo virus” già circolava da tempo. “Nella maggior parte dei casi non fa nulla, ma in una percentuale minima genera influenza e, in alcuni casi, attacca il sistema nervoso centrale. Ceppi di Usutu ce ne sono tanti, una volta non li vedevamo. Forse in molte occasioni è stato scambiato per West Nile. È la stessa zanzara che lo trasmette”.
È ancora una volta la connessione tra il mondo animale e quello umano a generare ansie e preoccupazioni sul campo della salute pubblica.
“La connessione c’è sempre stata ma da poco abbiamo capito che le malattie si affrontano solo in modo integrato” continua la direttrice dello Zooprofilattico. “Se vogliamo, è anche un po’il ruolo dell’istituto che dirigo. È stato comunque perfezionato un approccio nuovo, che consente screening ad ampio raggio. Il controllo sui donatori di sangue è molto importante. La rilevazione dei due casi in Friuli Venezia Giulia lo dimostra”
Secondo i dati della Sorveglianza su West Nile e Usutu virus, realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’inizio di giugno fino allo scorso 9 agosto sono stati segnalati 144 contagi, 50 in più rispetto a 7 giorni fa con un aumento del 53%. Quattro i morti nell’ultima settimana, che portano il bilancio a 11 decessi: 6 in Veneto, 2 in Piemonte, 2 in Lombardia e 1 in Emilia-Romagna. –