Repubblica, di Elena Dusi. Il simbolo di un’estate impietosa è il netturbino collassato per strada a Madrid, morto mentre lavorava a 40 gradi. Il caldo — killer silenzioso — ha ucciso in realtà in tutta Europa. E l’Italia non fa eccezione. I dati pubblicati dal ministero della Salute mostrano un eccesso di mortalità del 21% nella prima metà di luglio. Lo scarto è calcolato rispetto ai valori medi dei 5 anni precedenti.
L’osservatorio sulle ondate di calore del ministero, che prende in considerazione 33 città, inizia a vedere anomalie già nella seconda metà di maggio, quando le temperature nelle aree urbane prese come campione hanno superato di 3° la media (in città asfalto e cemento creano ulteriori bolle di calore). In quel mese l’eccesso di mortalità è stato del 9%. È salito al 10% a giugno per poi raddoppiare nelle prime due settimane di luglio. La percentuale del 21% si traduce, solo nelle 33 città considerate, in 733 vite perse.
Il record di invivibilità è andato a Latina (+72%), seguita da Bari (+56%), Viterbo (+52%) e Cagliari (+51%). Nel resto d’Europa, la Germania ha registrato un eccesso di mortalità del 12% a luglio. La Gran Bretagna stima1.700 vittime solo nella settimana centrale di luglio. Altrettante ne conteggiano Spagna e Portogallo insieme. Nel 2003 l’Europa intera contò 70mila morti. Ma quell’ondata eccezionale di caldo aveva colto tutti talmente alla sprovvista — non c’erano sistemi di allerta e i condizionatori erano meno diffusi di oggi — che ci vollero mesi per attribuire all’afa l’enorme numero di morti.
La difficoltà oggi è che l’effetto del caldo è difficile da scorporare dal Covid. Ma l’afa, oltre a essere un killer silenzioso, è anche rapida. «L’aumento della mortalità è immediato, coincide in modo preciso con le giornate in cui le temperature sono più alte» spiega Marco Morabito, ricercatore dell’Istituto per la Bioeconomia del Cnr. «È vero poi che il Covid peggiora la situazione — aggiunge Giovanni Capobianco, primario di geriatria del Sant’Eugenio di Roma — ma gli effetti delle ondate di calore sono evidenti ormai da anni. Purtroppo abbiamo imparato a riconoscerle in ospedale, soprattutto nelle persone in condizioni socio- economiche precarie. Gli anziani con demenze e problemi di movimento, che non possono permettersi un condizionatore, o non hanno persone che li invitano regolarmente a idratarsi, sono più a rischio».
Non sono gli unici. Morabito, con i colleghi del Cnr, l’Inail e altri partner segue la situazione fra i lavoratori. «Ogni anno il caldo causa 4mila incidenti di lavoro, l’1% del totale. I più colpiti sono i giovani. Forse sottovalutano il rischio o ricevono incarichi più pesanti. Il caldo in effetti è associato al bel tempo, è difficile pensarlo come un pericolo al pari di un nubifragio ». Nel database europeo Em-dat, che raccoglie le vittime dei disastri naturali, i morti per temperature estreme sono il 67% del totale. La statistica comprende anche il freddo, ma se pensiamo che i terremoti sono fermi al 22% e le alluvioni a meno del 3%, possiamo capire l’impattodel killer silenzioso.