Il ministero della Salute ha emesso due circolari per organizzare la distribuzione e i consigli di somministrazione delle prime 4200 dosi del vaccino Jynneos contro il vaiolo delle scimmie. Il vaccino, arrivato in Italia come donazione dalla Commissione europea, verrà inizialmente distribuito in quattro regioni del centro e del nord Italia: 2000 dosi andranno alla Lombardia, 1200 al Lazio, 600 all’Emilia-Romagna e 400 al Veneto. Una seconda tranche di donazioni giungerà poi nella seconda metà di agosto, mentre una quota “resterà stoccata presso il Ministero della Salute, per eventuali emergenze”. La somministrazione è consigliata a “personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus” e a “persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini”.
Secondo quanto registrato dall’ultimo bollettino riguardante il contagio, aggiornato al 2 agosto, i dati sulla diffusione del virus sono tutt’altro che allarmanti: in Europa sono stati registrati solamente 15.926 casi, tra i quali due decessi. Appena il 5,6% di questi casi (399 soggetti) hanno avuto necessità di recarsi in ospedale e, tra questi, solo 150 hanno richiesto assistenza clinica. La classificazione della malattia come “emergenza sanitaria globale” da parte dell’OMS risulta, ad oggi, quantomeno discutibile.
Sono appena 41 gli operatori sanitari contagiati dal virus, eppure proprio questa rientra tra le categorie cui è stata consigliata la somministrazione del vaccino. Le altre categorie specificate nella circolare vengono identificate in base all’orientamento sessuale, motivo per il quale “Si ritiene importante il coinvolgimento delle associazioni LGBTQIA+ e quelle per la lotta all’HIV, in particolare per favorire una corretta informazione sulla campagna vaccinale”. A costituire fattore di rischio aggiuntivo, secondo il ministero, sono le attività sessuali particolarmente promiscue: “storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali, partecipazione a eventi di sesso di gruppo, partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune, recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno) e abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex)”.
Così come vengono riportate, le linee guida del ministero sembrano affidarsi a criteri che esulano dal campo medico per riferirsi acriticamente ad alcune categorie sociali e preferenze sessuali ben specifiche. Se è vero che la maggior parte dei contagi avviene tra uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini, non vengono tuttavia specificati quali siano i comportamenti a rischio che potrebbero comportare il contagio, così come le modalità di trasmissione del virus. Si preferisce identificare sommariamente alcune categorie che ci si aspetta siano più esposte, riportando la lancetta indietro di 40 anni all’isterismo omofobico scatenato da considerazioni errate e preconcetti sul virus dell’HIV. Ad ogni modo, i dati al momento disponibili sul numero dei contagi e il decorso della malattia non possono non sollevare dubbi riguardo l’ipotesi del lancio di una nuova campagna vaccinale – la stessa circolare riporta come il vaccino sia solo “potenzialmente utile nel proteggere le persone dalla malattia del virus del vaiolo delle scimmie”.