La Stampa. Tra medici ammalati di Covid o di stress e organici ulteriormente ridotti dalle ferie, questa estate negli ospedali d’Italia saltano oltre 2 milioni di giornate di lavoro che ridurranno della metà le prestazioni erogate, andando così ad allungare ulteriormente le liste d’attesa, già gonfiate dalle due ondate di Omicron. Ha rilevarlo è un’indagine condotta per «La Stampa» dall’Anaao, il principale sindacato dei camici bianchi ospedalieri.
Tanto per cominciare i dottori messi fuori combattimento dal virus sono più di quanto ci si potesse immaginare: nella settimana dal 21 al 28 luglio se ne sono contati 2.605, obbligati a tenersi lontani dal lavoro per almeno una settimana dalla diagnosi. “Se proiettiamo questo dato su un range di tempo mensile -si legge nello studio – arriviamo a una stima di 11.536 medici in malattia a luglio per almeno sette giorni (durata minima dell’isolamento). Considerando che i medici dipendenti dal Ssn sono 114.142, significa che più di uno su 10 ha contratto il Covid durante questo periodo, mettendo in ginocchio, per la conseguente astensione dal lavoro, interi reparti già sotto organico. Costringendo a richiamare dalle ferie estive centinaia di colleghi per garantire ai cittadini i servizi essenziali, specie nel settore della emergenza-urgenza, producendo un turbinio di ordini di servizio per dirottare personale a coprire i buchi da un reparto all’altro”.
Ad aggravare la situazione – e non di poco – ci sono poi le ferie estive. Già a maggio i dottori avevano accumulato ben 5 milioni di giornate di ferie arretrate. In media 50 giorni a medico, con uno su quattro che arriva a 80 giorni. Siccome il contratto di lavoro prevede che nel periodo estivo spettino almeno 15 giorni di meritate vacanze, ecco che tra giugno e agosto si arriva a un milione 725 mila giornate di congedo, che si aggiungono alle 322 mila di malattia, per un totale di 2 milioni 47 mila giornate di lavoro saltate nel periodo estivo, che, secondo le stime dell’Anaao, equivalgono a un calo delle prestazioni stimato intorno al 50%, con picchi maggiori al Sud, dove le carenze di organico e letti sono ancora più marcate.
“Il maggiore impatto – spiega Pierino Di Silverio, da poco più di due mesi alla guida del sindacato – riguarda il percorso di diagnosi e cura delle patologie cardiovascolari ed oncologiche, per riconversione di reparti adibiti al ricovero dei pazienti da Covid-19, per la sospensione delle attività ambulatoriali su prenotazione e con il pressoché azzeramento dell’offerta clinica–chirurgica ordinaria. Inoltre, il totale utilizzo del personale sanitario, afferente ai servizi di igiene e sanità pubblica nel monitoraggio e gestione delle quarantene, ha azzerato l’organizzazione ed esecuzione degli screening oncologici per la diagnosi tumorale precoce”.
Che è poi quanto dice anche l’European Cancer Organization, secondo il quale l’Italia subirà una “pandemia tumorale post-Covid” a causa delle decine di migliaia di mancate diagnosi tumorali precoci e degli interventi chirurgici e delle cure chemioterapiche saltati. ” Infine – spiega ancora Di Silverio – il necessario recupero dell’attività diagnostica messa in seconda fila per il susseguirsi delle ondate epidemiche avrà come prima conseguenza un ulteriore aumento delle liste d’attesa, con importanti ripercussioni non solo sulla diagnosi e sul follow-up di malattie metaboliche, prime tra tutte il diabete mellito, ma soprattutto sulla gestione e monitoraggio dei pazienti geriatrici”.
Anche perché, se questa estate gli ospedali vanno alla metà dei giri, per i pazienti “no-Covid” il motore è ancora più rallentato dal fatto che, nonostante il calo in atto, ancora oggi il 15% dei posti letto dei reparti di medicina è occupato da pazienti positivi al virus, che spesso per essere messi in isolamento finiscono per rendere inutilizzabili altri letti ancora. Per recuperare l’enorme massa di ricoveri, visite ed accertamenti salatati questa estate si dovrà chiedere un ulteriore sforzo ai camici bianchi, con il rischio di accentuarne stress e fuga dal Snn. Sempre secondo l’Anaao, dal 2019 al 2024 tra pensionamenti e auto-licenziamenti ci ritroveremo con 40 mila medici in meno. E quelli che restano sono sempre più stressati.
Una indagine dell’Istituto Piepoli, ad aprile, aveva registrato oltre 15 mila dottori con diagnosi certa di “burnout”, una forma grave di esaurimento che nel campione preso in esame ha generato depressione nel 20,5% dei casi e stati d’ansia nel Ancora oggi molti letti sono occupati da pazienti positivi al Covid 25,8% dei nostri medici. “Siamo esausti e in numero insufficiente a garantire risposte alla domanda di salute dei cittadini. La situazione degli ospedali è senza precedenti, siamo arrivati a un punto di non ritorno”, dichiara senza giri di parola Di Silverio. Che preannuncia un autunno caldo per la Sanità, con scioperi nel bel mezzo di una probabile nuova ondata Covid, se il governo non accoglierà almeno le principali richieste della categoria: assumere personale a condizioni di lavoro e retributive più adeguate, aumentare i posti letto, stanziare ulteriori risorse per il nuovo contratto e consentire l’utilizzo degli specializzandi prima di quanto avvenga oggi.
Ad aggravare la situazione – e non di poco – ci sono poi le ferie estive. Già a maggio i dottori avevano accumulato ben 5 milioni di giornate di ferie arretrate. In media 50 giorni a medico, con uno su quattro che arriva a 80 giorni. Siccome il contratto di lavoro prevede che nel periodo estivo spettino almeno 15 giorni di meritate vacanze, ecco che tra giugno e agosto si arriva a un milione 725 mila giornate di congedo, che si aggiungono alle 322 mila di malattia, per un totale di 2 milioni 47 mila giornate di lavoro saltate nel periodo estivo, che, secondo le stime dell’Anaao, equivalgono a un calo delle prestazioni stimato intorno al 50%, con picchi maggiori al Sud, dove le carenze di organico e letti sono ancora più marcate.
“Il maggiore impatto – spiega Pierino Di Silverio, da poco più di due mesi alla guida del sindacato – riguarda il percorso di diagnosi e cura delle patologie cardiovascolari ed oncologiche, per riconversione di reparti adibiti al ricovero dei pazienti da Covid-19, per la sospensione delle attività ambulatoriali su prenotazione e con il pressoché azzeramento dell’offerta clinica–chirurgica ordinaria. Inoltre, il totale utilizzo del personale sanitario, afferente ai servizi di igiene e sanità pubblica nel monitoraggio e gestione delle quarantene, ha azzerato l’organizzazione ed esecuzione degli screening oncologici per la diagnosi tumorale precoce”.
Che è poi quanto dice anche l’European Cancer Organization, secondo il quale l’Italia subirà una “pandemia tumorale post-Covid” a causa delle decine di migliaia di mancate diagnosi tumorali precoci e degli interventi chirurgici e delle cure chemioterapiche saltati. ” Infine – spiega ancora Di Silverio – il necessario recupero dell’attività diagnostica messa in seconda fila per il susseguirsi delle ondate epidemiche avrà come prima conseguenza un ulteriore aumento delle liste d’attesa, con importanti ripercussioni non solo sulla diagnosi e sul follow-up di malattie metaboliche, prime tra tutte il diabete mellito, ma soprattutto sulla gestione e monitoraggio dei pazienti geriatrici”.
Anche perché, se questa estate gli ospedali vanno alla metà dei giri, per i pazienti “no-Covid” il motore è ancora più rallentato dal fatto che, nonostante il calo in atto, ancora oggi il 15% dei posti letto dei reparti di medicina è occupato da pazienti positivi al virus, che spesso per essere messi in isolamento finiscono per rendere inutilizzabili altri letti ancora. Per recuperare l’enorme massa di ricoveri, visite ed accertamenti salatati questa estate si dovrà chiedere un ulteriore sforzo ai camici bianchi, con il rischio di accentuarne stress e fuga dal Snn. Sempre secondo l’Anaao, dal 2019 al 2024 tra pensionamenti e auto-licenziamenti ci ritroveremo con 40 mila medici in meno. E quelli che restano sono sempre più stressati.
Una indagine dell’Istituto Piepoli, ad aprile, aveva registrato oltre 15 mila dottori con diagnosi certa di “burnout”, una forma grave di esaurimento che nel campione preso in esame ha generato depressione nel 20,5% dei casi e stati d’ansia nel Ancora oggi molti letti sono occupati da pazienti positivi al Covid 25,8% dei nostri medici. “Siamo esausti e in numero insufficiente a garantire risposte alla domanda di salute dei cittadini. La situazione degli ospedali è senza precedenti, siamo arrivati a un punto di non ritorno”, dichiara senza giri di parola Di Silverio. Che preannuncia un autunno caldo per la Sanità, con scioperi nel bel mezzo di una probabile nuova ondata Covid, se il governo non accoglierà almeno le principali richieste della categoria: assumere personale a condizioni di lavoro e retributive più adeguate, aumentare i posti letto, stanziare ulteriori risorse per il nuovo contratto e consentire l’utilizzo degli specializzandi prima di quanto avvenga oggi.