La situazione italiana è drammatica, un quarto del territorio nazionale è a rischio desertificazione. Voce per voce, gli agricoltori fanno il conto delle perdite. Per il raccolto del grano la Coldiretti stima un calo del 30% per quello duro usato per la pasta e del 20% per quello tenero, utilizzato per il pane. Ma in alcune regioni si arriva addirittura a punte del 40% di perdita delle rese.
Le stime per il mais sono ancora peggiori, il raccolto sarà dimezzato perché la siccità ha colpito più duro soprattutto in Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia Romagna, che rappresentano quasi il 90% dell’intera produzione nazionale. Il crollo del raccolto impatta pesantemente sulle stalle, anche a causa della contemporanea diminuzione della produzione di foraggi, anch’essa dimezzata dalle alte temperature. Una boccata d’ossigeno arriva con l’accordo tra Kiev e Mosca per lo sblocco delle spedizioni di cereali ucraini dai porti del Mar Nero: l’Ucraina è infatti il secondo fornitore di granoturco dell’Italia e il via libera alle esportazioni raggiunto a Istanbul è importante per salvare le stalle italiane.
Nelle risaie è ormai allarme rosso, con perdite stimate in oltre il 30% del raccolto. Dei 217mila ettari coltivati a riso in Italia, ricorda la Coldiretti, il 90% è concentrato fra la Lombardia e il Piemonte, due delle regioni dove l’emergenza siccità è più grave. Quanto all’olio, la campagna 2022 era già risultata compromessa nei mesi scorsi, quando il caldo anomalo aveva ridotto significativamente la trasformazione dei fiori in frutti. La situazione è particolarmente grave in Puglia, dove nonostante i danni da Xylella si coltiva ancora un terzo delle olive italiane, con una produzione stimata in calo del 40%.
Nei campi la frutta e la verdura stanno letteralmente bruciando, con ustioni che in alcune zone arrivano a provocare la perdita del 70% del raccolto: peperoni, meloni, angurie, albicocche e melanzane soprattutto. Per evitare le scottature da caldo, spiega la Coldiretti, si cerca di anticipare il raccolto quando possibile o si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere. Quanto al pomodoro da sugo, la raccolta è ormai cominciata con una settimana di anticipo, ma nonostante questo si stima un calo del raccolto dell’11%.
Il caldo condiziona anche gli animali nelle fattorie, dove per via delle alte temperature le mucche stanno producendo fino al 20% di latte in meno. Ogni singolo animale è arrivato a bere fino a 140 litri di acqua al giorno, contro i 70 dei periodi meno caldi. La mancanza di acqua per garantire il ricambio idrico e l’aumento della salinità lungo la costa stanno invece soffocando le vongole e le cozze del delta del Po, con la perdita del 20% degli allevamenti secondo Coldiretti Impresapesca.
Infine, la siccità condiziona le vigne. Senza pioggia gli acini di uva faticano a ingrossarsi, quando addirittura non si asciugano, ed è a rischio anche la sopravvivenza dei nuovi impianti, specie nelle aree dove non c’è possibilità di irrigare. Al momento è difficile fare previsioni sull’impatto della siccità sull’imminente vendemmia, ma la Coldiretti si dice certa che un calo produttivo sia più che probabile.
In favore dei territori maggiormente colpiti dalla siccità, il governo aveva stanziato 36,5 milioni di euro. Ma che ne sarà del sostegno agli agricoltori, ora che il governo Draghi è caduto? «Nell’agenda politica viene meno l’approvazione del Decreto siccità, con le risorse finanziarie necessarie a garantire agli agricoltori misure di aiuto, prevenzione e compensazione – dice preoccupato Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori italiani – a venir meno è anche l’approvazione del Decreto flussi, che era atteso per settembre, per l’assunzione di 130mila lavoratori stagionali fra turismo e agricoltura. Lo stallo politico impedirà anche la richiesta di estensione del credito di imposta per l’acquisto di gasolio agricolo, necessario ad arginare il caro-carburante. Un’altra richiesta che resta appesa è la sterilizzazione strutturale del sistema di accise sui carburanti e la definitiva eliminazione degli oneri di sistema».
Per Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, la crisi di governo non deve fermare nè i sostegni per le imprese agricole colpite dalla siccità e dai rincari energetici, nè le misure strutturali che interessano al comparto: «Penso, ad esempio, al bando del Pnrr per l’agrivoltaico, ormai arrivato davvero all’ultimo miglio. Una misura che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo. Ma è importante anche il decreto attuativo sul digestato, che consentirebbe agli agricoltori italiani di poter disporre di una sostanza fertilizzante 100% naturale, che deriva dalla lavorazione dei reflui. Un’esigenza tanto più urgente se si considera che la crisi Russia-Ucraina ha causato un aumento del 250% dei prezzi dei concimi». Da tempo la Coldiretti, insieme con l’Anbi (l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica) ha pronto un piano per la creazione di nuovi invasi: «Si tratta di un progetto immediatamente cantierabile – ricorda Prandini – per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo che arriverebbe a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia». Ma anche questo piano, oggi, è fermo.
Potrebbe non vedere la luce nemmeno il tanto atteso stato d’emergenza nazionale per siccità: «Ci stavano promettendo la nomina di un commissario straordinario che potesse prendere le iniziative, ma in questo momento il timore è che non verrà nominato», dice Giovanna Parmigiani, componente della giunta di Confagricoltura con delega all’ambiente e territorio. In trent’anni di attività, nella sua campagna piacentina, un anno così proprio non se lo ricorda. «I ristori per gli agricoltori erano stati accantonati – dice – ma lo stanziamento per i singoli danni richiede misurazioni e oggi non sappiamo chi si prenderà la responsabilità di decidere. Non so come i risicoltori della Lomellina faranno ad affrontare l’autunno».
«Il governo resta in carica per il disbrigo degli affari correnti e potrà certamente assicurare continuità amministrativa adottando atti urgenti o atti dovuti – sostiene infine Carlo Piccinini, neopresidente di Fedagripesca Confcooperative – sarà necessario un grande senso di responsabilità per scongiurare, ad esempio, il rischio di un mancato raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, che per il settore agroalimentare valgono circa 5,7 miliardi di euro, o per evitare ritardi nella definizione del quadro normativo di riferimento della futura Pac».