La Stampa. L’emergenza cinghiali che sta diventando una guerra. E una questione sempre più politica, con la mobilitazione di 21 assessori regionali all’Agricoltura che ieri, compatti, si sono incontrati a Roma. Al centro della protesta, lanciata dal leghista Federico Caner, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, la bozza di decreto interministeriale, finora lettera morta, che prevedeva l’ampliamento del periodo di caccia ai cinghiali. Oltre alla possibilità da parte delle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. «C’è una parte dei 5 stelle con anima ambientalista che non consente il transito di questo decreto», ha sottolineato Caner.
«Serve una norma di carattere nazionale: la situazione è fuori controllo. Ci sono oltre 2 milioni e 400 mila cinghiali censiti in Italia, più quelli non censiti» ha ricordato l’assessore all’Agricoltura del Piemonte, Marco Protopapa. Il Piemonte è con Lazio e Liguria tra le regioni in cui si sente maggiormente l’urgenza di provvedimenti, perché qui si sono avute limitazioni agli allevamenti per i casi di peste suina.
Ma le preoccupazioni ci sono anche in Emilia Romagna, Marche, Umbria, Calabria. E in Toscana, dove la giunta regionale ha approvato la proposta di trasformazione dell’isola d’Elba in «area non vocata ai cinghiali». Il problema comunque riguarda indistintamente tutta Italia. L’invasione provoca problemi di sicurezza. Secondo le stime di Coldiretti su dati Aci Istat dal 2012, sulle strade provinciali italiane, il numero di sinistri con morti e feriti causati da esemplari che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso, oltre un metro di altezza e due di lunghezza, è aumentato dell’81%. In pratica un incidente ogni 41 ore. Nell’ultimo anno si contano 13 vittime e 261 feriti gravi.
E poi ci sono problemi di salute pubblica, la distruzione dei raccolti, la peste suina: sono tutte questioni da risolvere in fretta. E non riguardano più solo alcuni luoghi scelti a dimora privilegiata come sembrava essere Roma. Adesso la presenza degli animali si fa sentire davvero ovunque. A Palermo, per esempio, ieri un consigliere comunale della Lega ha diffuso il filmato di un branco di ungulati che gira fra i rifiuti. Ma le segnalazioni oramai sono dappertutto.
«A maggio abbiamo dato vita a una grande manifestazione a Roma per denunciare una situazione non più sostenibile, ricevendo l’impegno da parte dei ministeri ad attuare nel giro di una settimana un piano di intervento. Da allora sono passati mesi e ancora siamo qui a parlare di emergenza. Gli animali continuano a scorrazzare su tutto il territorio nazionale senza freno, arrivando in spiaggia ad aggredire i turisti – spiega alla Stampa il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini -. Ora la situazione si è aggravata con la siccità che è diventata un’altra causa dell’espansione a macchia d’olio dei cinghiali che ora stanno vivendo le stesse problematiche degli agricoltori». «La mancanza di pioggia ha ridotto del 45% il mais e del 30% il grano, due delle colture più soggette agli attacchi – continua Prandini -. I branchi si sono così trovati improvvisamente con meno cibo a disposizione. Ma a mancare è ora anche l’acqua, tra fiumi ai minimi storici e torrenti letteralmente asciugati. Un mix esplosivo che li ha portati a caccia di cibo tra i rifiuti nei centri urbani».
SOS CINGHIALI
È stata una roulette russa. Poteva toccare a lui, Daniele Robaldo. Ma un’auto lo ha superato: quando un battito d’ali decide del tuo destino. A bordo una famiglia. Un attimo dopo lo schianto. «Ho visto l’auto volare, lei sbalzata fuori». Lei è una madre, Marisa Verdirose, 55 anni. Fa la commessa in un supermercato vicino. Tutta la sua vita è lì, in quel perimetro: anche casa, a un minuto dalla morte. La sua famiglia è su quell’auto: guida il marito, Davide Pipi, dietro ci sono due dei suoi tre figli, Simone e Daniel. Vedranno la madre morire.
La loro auto, una Citroen, si trova nel momento sbagliato di fronte ad un animale che lì non doveva stare: un cinghiale in mezzo a una strada. Non in un bosco: ma nell’area industriale di un paese, Villanova Mondovì. Di sera. Così si muore: per assurdo, per azzardo. Sulla strada verso casa, dopo una cena con amici. «L’ho vista, Marisa, mentre l’urto la sbalzava fuori. Mi sono fermato: era una scena irreale», racconta l’uomo scampato alla morte, Daniele Robaldo, commercialista. È solo davanti a quella famiglia disfatta: Marisa è a terra, sta morendo. Dei ragazzi ricorda dettagli, non nomi: «Un figlio era vestito di bianco, non era ferito, ma non parlava. L’altro, con un abito blu, era messo peggio. Le diceva: mamma, ti prego, non morire».
Dentro, tra le lamiere, c’è ancora qualcuno: il padre, alla guida, l’uomo che si è trovato di fronte il cinghiale e ha avuto la reazione d’istinto, schivare, per finire in una cunetta che ha fatto da rimbalzo. Mortale. «Voleva scendere dall’auto, si dimenava, ma il volante gli aveva schiacciato lo sterno, rantolava. Io gli tenevo la testa e gli dicevo di resistere. Poi sono arrivati i soccorsi». Il marito finisce a Cuneo: ha fratture multiple, è in terapia intensiva. I ragazzi vengono portati all’ospedale di Mondovì. «E non dimenticherò mai quella scena: loro che chiamavano la madre, uno l’ha presa tra le braccia, le parlava: non te ne andare. Nessuno però osava dirgli, in quei minuti interminabili, che lei non c’era già più. Poi sono arrivati i medici, i carabinieri: e non li ho più visti». Fanno parte di una comunità molto unita: sono testimoni di Geova. Alcuni di loro, subito dopo l’incidente, sono arrivati sul posto. «Ho cercato di portare conforto, di aiutarli – racconta Emanuele Bianchi- . Ci vogliamo bene, non li lasceremo soli».
Ma intanto ieri il vuoto è stato riempito dalla politica che da anni si rimbalza il problema. Una Cassandra, si direbbe. Perché proprio al mattino, a Roma, era in programma una conferenza stampa, con il Piemonte in testa, per chiedere soluzioni drastiche a un tema ingessato al punto da suonare come un ritornello stanco: se non si interviene sugli animali selvatici prima o poi succederà il peggio. Ecco, è successo. Preceduto da altri incidenti: uno ogni 41 ore. E due volte su tre a causarlo sono cinghiali. Primi imputati tra gli animali selvatici che invadono le strade. Parola di Coldiretti, che ha sfogliato i dati dell’Osservatorio Asap: «In dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato: +81%. Nell’ultimo si contano 13 vittime e 261 feriti gravi». Ma la situazione è ingovernabile anche fuori dalle strade. Pure in spiaggia, tre giorni fa, una donna è stata aggredita da un cinghiale alla Sturla, a Genova. Prima per un branco dietro il Vaticano è dovuta intervenire la polizia. E a Firenze un animale è stato visto girare indisturbato in viale Europa, una delle grandi arterie di traffico. A Palermo hanno ripreso un branco mentre rovistava tra la spazzatura alla periferia Sud: il caso è finito pure tra i banchi del consiglio comunale. —