È quanto emerge dalla “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province autonome. “Per il contrasto alla situazione emergenziale lo Stato ha svolto un’azione preponderante in termini di risorse e ha adottato specifiche azioni per favorire l’acquisizione urgente di personale, dotazioni per l’emergenza sanitaria, per evitare un calo degli investimenti, potenziando quelli funzionali al contrasto alla pandemia”. IL DOCUMENTO
“La situazione 2020 della finanza regionale va inquadrata nell’eccezionalità del quadro pandemico e dei suoi riflessi sui bilanci degli enti, con riduzione di alcune entrate e maggiori esigenze di spesa. I diversi interventi statali hanno compensato gli effetti negativi connessi alla perdita di gettito ed al sostegno alla spesa sanitaria”. È quanto emerge dalla “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province autonome” approvata, con Delibera n. 6/SEZAUT/2022/FRG, dalla Sezione autonomie della Corte dei conti, in cui la magistratura contabile ha esaminato i rendiconti finanziari 2018-2020 contenuti nella banca dati delle amministrazioni pubbliche (BDAP), evidenziando la tenuta complessiva delle Regioni all’impatto pandemico.
Quelle a statuto ordinario, rileva la Corte, registrano un lieve incremento delle entrate correnti per i maggiori trasferimenti statali nel 2020. La spesa sanitaria dell’intero comparto delle Regioni passa dai 122,1 miliardi di euro del 2018 ai 136,7 del 2020, concentrandosi per lo più nella parte corrente del bilancio in linea con lo scenario pandemico che ha reso necessario l’abbandono delle logiche di contenimento. Decrescente, invece, rispetto al 2019, è l’andamento della spesa sanitaria in conto capitale.
“L’effetto della pandemia sui bilanci regionali ha provocato una diminuzione del grado di autonomia finanziaria delle Regioni ed una ricomposizione delle entrate regionali nella direzione di un maggior peso delle risorse di derivazione statale. Infatti, la quota rappresentata dai trasferimenti statali è aumentata significativamente anche a fronte dell’innalzamento dei livelli di spesa. In particolare, la spesa sanitaria complessiva (impegni) registra una tendenza crescente con una netta prevalenza della spesa corrente, rispetto alle altre tipologie di spesa. L’incremento registrato nel periodo in esame è dovuto prevalentemente alle maggiori risorse destinate al finanziamento sanitario”.
“Per il contrasto alla situazione emergenziale lo Stato, come ricordato, ha svolto un’azione preponderante in termini di risorse – che ha più che compensato gli effetti negativi sui bilanci regionali accrescendo i trasferimenti – e ha adottato specifiche azioni per favorire l’acquisizione urgente di personale, dotazioni per l’emergenza sanitaria, per evitare un calo degli investimenti, potenziando quelli funzionali al contrasto alla pandemia. Il protrarsi della situazione pandemica ha indotto il Governo, anche nel corso del 2021, ad assumere misure volte ad incrementare i finanziamenti destinati al Servizio sanitario nazionale, a definire un piano per la somministrazione dei vaccini anti Covid-19, a potenziare gli strumenti di contrasto alla diffusione del contagio e a contenere l’impatto sociale ed economico delle misure di prevenzione adottate”.
“La Sanità, materia a legislazione concorrente tra Stato e Regioni, rappresenta la maggiore componente della spesa regionale a livello nazionale; nelle Regioni a statuto ordinario rappresenta la quota più elevata della spesa complessiva e raggiunge l’83% della spesa corrente, mentre nelle Autonomie speciali, la sua incidenza si attesta su valori meno elevati: al di sotto della metà rispetto alla spesa complessiva e al 53% di quella corrente”.
La spesa non sanitaria – di incidenza più elevata nelle Regioni a statuto speciale per le maggiori funzioni – registra, nelle Regioni a statuto ordinario, una crescita accentuatasi nel 2020, con una maggiore distribuzione nei trasporti, nelle politiche sociali e per lo sviluppo economico. E’, inoltre, carente la capacità di programmazione per la parte in conto capitale, con tempi protratti di realizzazione degli interventi ed una parte consistente degli impegni assunti, non esigibile nell’esercizio, confluita nel fondo pluriennale vincolato.
Nel complesso – evidenzia la Corte – si osserva una maggiore formazione di residui dalla competenza, come parte significativa di quelli complessivi, i quali riducono tuttavia la loro consistenza dagli 84,33 miliardi di euro del 2018 ai 79,75 del 2020. I saldi di competenza 2018-2020 delle Regioni risultano in linea con gli obiettivi di finanza pubblica grazie alla semplificazione del regime dei saldi di quest’ultima, nonché al passaggio ai nuovi obiettivi del pareggio di bilancio. L’equilibrio di bilancio finale è sempre di segno positivo ma, a seguito della detrazione delle quote vincolate e accantonate dal risultato di amministrazione, emerge nel complesso un disavanzo principalmente legato al fondo anticipazioni di liquidità.
Segna il passo, infine, con differenze sul territorio, il nuovo debito delle Regioni (-1,35% nell’ultimo anno), in virtù della scarsa dinamica della spesa in conto capitale e della realizzazione di operazioni di ristrutturazione. Meritano attenzione gli andamenti del debito non finanziario e della componente del debito verso fornitori, in forte crescita nel 2020.
19 aprile 2022 – Quotidiano sanita