Corriere del Veneto. La si definisca quinta ondata o colpo di coda della quarta poco cambia. I contagi sono in crescita e, in qualche caso, anche i ricoveri. L’istantanea arriva, puntuale, dalla Fondazione Gimbe che registra un +32% di nuovi casi in Veneto nell’ultima settimana. Una doppia cifra non trascurabile. L’osservatorio della Gimbe segnala, quindi, un peggioramento dei dati Covid in Veneto nella settimana fra il 16 e il 22 marzo. La differenza fra fase pandemica e fase endemica, non si stanca di ripetere anche il presidente della Regione, Luca Zaia, è però nei tassi di occupazione dei letti d’ospedale. Ricapitoliamo: crescono i casi attualmente positivi per 100 mila abitanti (1396) e si evidenzia un aumento dei nuovi contagi (+32,4%) rispetto alla settimana precedente. Però restano ben al di sotto della soglia di saturazione i posti letto occupati da pazienti Covid in area medica (7,8%) e in terapia intensiva (2,5%). Numeri che collocano il Veneto molto al di sotto della soglia che fa da perimetro alla zona bianca.
Secondo Gimbe la popolazione che ha completato nella regione il ciclo vaccinale è pari all’82,9%. Siamo, insomma, un po’ sotto alla media nazionale che arriva all’ 83,9%. C’è poi chi si è fermato alla prima dose, 1,3% contro una media italiana dell’1,7%. In Veneto, poi, il tasso di copertura vaccinale con terza dose è dell’ 83,7% contro una media nazionale dell’84%.
L’ultima sfida, sul fronte dei vaccini, si gioca, però, sui bambini. Anche qui, il Veneto è sotto la media nazionale. I bimbi vaccinati con ciclo completo fra i 5 e gli 11 anni arrivano al 30,8%, in Italia si è al 33, 4%. Stessa proporzione per i bimbi che hanno al momento una sola dose di vaccino anti Covid. Numeri, quelli sulle vaccinazioni pediatriche, che diventano importanti nel momento in cui, seppur di poco, tornano a salire in alcune aree i ricoveri. Anche infantili.
Prendiamo ad esempio il Vicenzino, in pochi giorni, fra il capoluogo e Valdagno, il contatore dei ricoveri è salito da 49 a 64 pazienti. Un capitolo a parte, poi, è quello delle reinfezioni. Nell’area berica, in una settimana, si sono contati oltre quattro mila casi di infezione su soggetti già guariti. È interessante capire quali sono le fasce d’età più colpite. Il primato (negativo) va ai ragazzi fra i 10 e i 19 anni ma preoccupa l’alta circolazione del virus anche fra i bimbi più piccoli, sotto i 9 anni. Tipicamente, si contagiano di più le classi scolastiche con più alunni non vaccinati. Colpa anche della variante Omicron BA.2 ormai presente nel 50% dei casi, molto aggressiva, contagiosa 30 volte di più della «prima Omicron». Fortunatamente, e non è un dettaglio di poco conto, pare meno insidiosa nello sviluppo di forme gravi della malattia.
Veniamo, infine, al bollettino giornaliero stilato dalla Regione. La fotografia di ieri cristallizza 8.337 nuovi positivi (ieri erano 6.287) scovati attraverso 83.339 tamponi. Il tasso di positività rispetto ai tamponi, quindi, è del 10% secco. Un indicatore inequivocabile. Va anche sottolineato, però, che è il Veneto è la prima regione italiana per test effettuati, ben al di sopra anche della Lombardia che conta un numero di abitanti doppio.
Un’impennata che, naturalmente, alza la soglia dei soggetti attualmente positivi e in isolamento: 73.374, 3.774 in più rispetto al giorno precedente. Cresce, purtroppo, anche il numero dei decessi, 12 solo ieri, che sono, nella maggior parte dei casi soggetti fragili o grandi anziani con comorbidità accertate. Il triste contatore delle vittime falcidiate dal Covid in oltre due anni di pandemia è arrivato, così, a quota 14.087.
A preoccupare un po’ di più, sono però i ricoveri che tornano a crescere anche se parliamo ancora di numeri contenuti: sono 746 (+10) i ricoveri in area medica mentre restano pressoché stabili, 50 (-1) quelli in terapia intensiva.