Il Sole 24 Ore. Mario Draghi venerdì scorso aveva anticipato che «a giorni» il Governo avrebbe prodotto la road map sull’allentamento delle restrizioni. La guerra in Ucraina inevitabilmente ha preso il sopravvento e dunque bisognerà attendere la prossima settimana per conoscere le tappe delle riaperture. Sembra però scontato che a giovarsi dei primi allentamenti, del superamento del green pass saranno dal 1° aprile le attività più legate al turismo: dai ristoranti agli hotel, allo shopping.
Un primo segnale è già arrivato. Ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato una ordinanza che allarga ai viaggiatori che arrivano dai Paesi extra Ue le stesse regole che valgono per i comunitari. Stop quindi alla quarantena: dal 1° marzo per entrare in Italia basteranno le stesse condizioni del Green pass base, cioè certificato di vaccinazione, di guarigione, o test negativo. Una boccata d’ossigeno per il mondo del turismo che guarda con ansia alle festività pasquali. La mossa di Speranza arriva a poche ore da un altro segnale di apertura, stavolta da Bruxelles: i ministri per gli Affari europei dei 27 hanno raccomandato ai Paesi Ue di «revocare la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l’Unione per le persone vaccinate».
Nel frattempo il Governo ha blindato il decreto Covid sull’obbligo vaccinale per gli over 50 con il voto di fiducia atteso oggi alla Camera. Dopo lo strappo della Lega che ha presentato e votato con l’opposizione un emendamento poi respinto che chiedeva l’abolizione del green passa dal 31 marzo, giorno in cui ormai è scontato che scada lo stato di emergenza, il Governo punta a portare a casa senza ulteriori scossoni l’ultimo decreto simbolo nella lotta al Covid.
Che questa sia la direzione lo ha ripetuto ieri anche Mariastella Gelmini: «Grazie ai vaccini la curva dei contagi si sta raffreddando e i numeri fanno ben sperare: sicuramente si va verso un allentamento delle regole», ha detto la ministra per gli Affari regionali. Una posizione condivisa praticamente da tutti, sia pure con toni differenti. A favore dell’allentamento oltre a Salvini («il 31 marzo per quello che ci riguarda finisce lo stato di emergenza e tutto quello che si porta dietro», ha ripetuto ieri) ci sono Forza Italia, che aveva presentato assieme al Carroccio l’emendamento decidendo poi di astenersi, ma anche M5S: «L’ho chiesto a Draghi, ma va fatto con un piano non con un emendamento», ha detto Giuseppe Conte con riferimento alla sortita del centrodestra. Cauto il Pd che si schiera con il premier. «Draghi ha detto chiaramente che serve una road map ragionata su aperture e scadenze che naturalmente possono essere modificate venendo incontro alle esigenze di tutte le categorie. Noi condividiamo da sempre questo approccio», ha sintetizzato la capogruppo al Senato Simona Malpezzi.
Nel calendario delle riaperture figurano comunque già altre date: dal 1° marzo scatterà l’aumento della capienza di stadi e palazzetti (al 75% e 60%); il 10 marzo si potrà tornare a visitare i familiari in ospedale e sarà permesso consumare cibo al cinema e negli impianti sportivi. Ma è dal 1° aprile in poi, con lo stato d’emergenza alle spalle, che si interverrà sul Green pass. Che venga abolito tout court sembra inverosimile: più probabile che ne venga limitato gradualmente l’uso. Sempre guardando al turismo dovrebbe innanzitutto essere tolto il pass per mangiare all’aperto in bar e ristoranti e potrebbe arrivare un allentamento sui trasporti a lunga percorrenza – al momento serve il pass rafforzato – così come per accedere negli hotel. Si valuta anche lo stop al certificato per lo shopping. Più delicata la questione lavoro: con la riduzione dello smart working dovrebbero tornare a riempirsi gli uffici. Qui il pass potrebbe essere esibito fino al 15 giugno quando scadrà anche l’obbligo di vaccinazione.