Il Corriere del Veneto. Sia mai che Godot, stavolta, arrivi davvero stravolgendo il copione. Parliamo di autonomia. Fonti del ministero per gli Affari regionali fanno sapere che la prossima settimana il ministro Mariastella Gelmini porterà sul tavolo di Palazzo Chigi la legge sulla montagna (per altro molto attesa anche in Veneto). Il provvedimento successivo sarà proprio la legge quadro. La prospettiva è che il consiglio dei ministri la affronti, pare, non oltre il mese di marzo. All’indomani dell’incontro fra Luca Zaia e il collega emiliano Stefano Bonaccini che ha il sapore di un pressing congiunto, Gelmini dichiara: «È positivo che fra Zaia e Bonaccini ci sia una disponibilità comune. Quanto alla legge quadro, stiamo limando il testo e definendo le ultime cose con il Mef. Avremo anche un confronto con il ministro Carfagna (ministero per il Sud ndr ).
Insomma, si dovrà rifletterci ancora un pochino, ma siamo a buon punto». Che dopo anni di annunci il ministro scelga prudentemente di non sbilanciarsi sui tempi è più che comprensibile. L’impressione, netta, è che però qualcosa si muova davvero stavolta.
Che succederà da qui a due-tre settimane? L’obiettivo del ministero è trovare la quadra con il collega dell’Economia, Daniele Franco. Al Mef, dopo il via libera preventivo del Dagl (Dipartimento per gli affari giuridici e legali di Palazzo Chigi) si dovrà tracciare, per così dire, «la via dei soldi». Ci spieghiamo meglio. Sulla fonte di finanziamento delle materie che verranno trasferite alle Regioni e che sarà declinato dalle singole intese regionali, ci sono ancora due ipotesi. La prima, più conservativa, si basa sulla riserva d’aliquota, cioè, una parte dell’aliquota dei tributi generati sul territorio sarà, sì, restituita al territorio stesso ma solo dopo essere stata versata interamente al governo centrale, come accade ora. La seconda ipotesi, invece, è la compartecipazione al gettito dei tributi erariali. In questo caso, una parte dei tributi viene trattenuta alla fonte e resta sul territorio. Il principio cardine resta il seguente: se per una determinata materia, la Regione riceveva cento ma con una gestione autonoma spende per lo stesso servizio ottanta, quel venti resta nella disponibilità della Regione. Quanto alle materie, che saranno oggetto delle singole intese e non finiscono nella cornice della legge quadro, è ormai pacifico che alcune non potranno essere assegnate alle Regioni, spiegano da Roma, a partire dall’istruzione e a scendere. Pare tramontata, invece, la proposta di Zaia per destinare parte dell’extra gettito regionale a specifici progetti di sviluppo del Sud. È più probabile resti in piedi, da lì il confronto con Carfagna, una forma di fondo perequativo sul modello di quello pensato per le aree disagiate dall’altro ex ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia.
A rallentare la marcia di avvicinamento a Chigi c’è anche il mancato allineamento delle tre Regioni: Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia. Note le perplessità del presidente lombardo Attilio Fontana (si veda il pezzo in basso), mentre con le altre due Regioni, Veneto in particolare, pare che la trattativa stia procedendo spedita. Il nuovo asse veneto-emiliano spinge parecchio, a partire dal nodo autostradale, piatto forte dell’accordo presentato recentemente dai due governatori. Il viceministro alle Infrastrutture, il leghista lombardo Alessandro Morelli, accoglie con favore questa mossa: «Vedendo come le società pubbliche stanno gestendo le concessioni, ritengo sia un’operazione molto buona, il riferimento va alle autostrade venete e lombarde: sono la dimostrazione di sana e robusta gestione di infrastrutture strategiche per il Paese e che hanno anche un’alta redditività. Porrò il tema politico al ministro Giovannini». Detto questo, anche Morelli torna alla legge quadro con una battuta «bene l’autonomia differenziata ma non “troppo differenziata”, auspico ci sia una riforma organica a breve». Magari davvero entro marzo. Un regalo di compleanno a Zaia che è nato il 27?