Repubblica. La terza settimana di febbraio è partita con un lunedì nero per le Borse europee che hanno lasciato sul campo 201 miliardi di capitalizzazione tra i 600 titoli compresi nell’indice Stoxx 600 (meno 1,9%). I venti di guerra che nella mattinata di ieri spiravano sempre più gelidi hanno zavorrato fin dal principio i listini azionari di Milano (meno 2%), Madrid (meno 2,5%), Francoforte (meno 2%) e Parigi (meno 2,2%), raggiungendo ribassi anche nell’ordine del 4% per poi quasi dimezzarsi sul finire della seduta. Poteva dunque finire peggio se intorno all’ora di pranzo il ministro degli Esteri Russo Sergei Lavrov non avesse aperto alla via diplomatica per risolvere la crisi ucraina.
I mercati hanno reagito immediatamente agli spiragli di allentamento delle tensioni riducendo le perdite. Ma il bilancio rimane comunque pesante, soprattutto per l’Italia, che ha dovuto incassare un altro aumento dello spread tra Btp e Bund che in alcuni momenti ha superato quota 170 punti per poi chiudere a 168,5. Il titolo decennale italiano ora rende l’1,972% anche più dell’omologo bond americano che però incorpora tassi di interesse ben più alti. Solo sei mesi fa il rendimento del Btp era sceso allo 0,56% mentre ora è più che triplicato con conseguenze che si manifesteranno sul costo di finanziamento del debito pubblico italiano (salito con la pandemia al 150% del Pil). La situazione dell’Italia è delicata poiché a breve si allenterà il sostegno proveniente dalla Banca Centrale europea — che ha intenzione di concludere il suo piano straordinario di acquisti sul mercato (Pepp) a fine marzo — cui si aggiungono le fibrillazioni politiche che riguardano la tenuta del governo. «Immaginate dove potrebbe andare lo spread senza Mario Draghi a Palazzo Chigi o al Quirinale», osserva un operatore finanziario sulla piazza londinese.
Le tensioni geopolitiche hanno influito anche sui prezzi delle risorse energetiche. Il petrolio ha toccato i massimi degli ultimi sette anni (il Wti è arrivato a 95,5 dollari al barile) dopo l’annuncio della decisione degli Stati Uniti di spostare la propria ambasciata da Kiev a Leopoli). Aumenti che si riflettono quotidianamente in un rialzo del prezzo della benzina alla pompa, fattore che alimenta la spirale inflazionistica. Mentre il prezzo del gas dopo una fiammata iniziale si è mantenuto intorno agli 80 euro al Megawattora, lontano dai massimi di 180 euro di dicembre scorso. E a Piazza Affari il titolo che ha sofferto di più la giornata è stato Unicredit (meno 4,23%), l’istituto italiano più esposto verso la Russia, paese dal quale arriva circa il 3% dell’utile operativo del gruppo, anche per le voci non sopite di una possibile offerta su Banco Bpm.
Meno pesante la giornata per gli indici di Borsa americani, influenzati più che altro dalle prospettive di rialzo dei tassi di interesse. James Bullard, presidente della Fed di St. Louis, ha detto che la banca centrale deve agire in modo più aggressivo contro l’inflazione e che serve un rialzo dei tassi di un punto percentuale entro il primo luglio.