Il Sole 24 Ore. Un cammino a passo svelto guardando al Def di aprile. È quello che si profila per la nuova riforma della previdenza, da modellare attorno al metodo contributivo. Almeno nelle intenzioni del governo Draghi. A affermarlo esplicitamente è stato ieri il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, nell’incontro con i sindacati che ha segnato la ripartenza del cantiere pensioni e al quale ha partecipato anche il responsabile dell’Economia, Daniele Franco. «Questo primo incontro è la prosecuzione del lavoro che abbiamo impostato con il metodo del dialogo sociale e che deve portare in tempi relativamente brevi ad interventi di riforma», ha detto Orlando ai leader di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, e al segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli. E la tabella di marcia molto serrata conferma che il governo è intenzionato a fare sul serio: un tavolo tecnico scatterà già giovedì 20 gennaio sui trattamenti previdenziali di giovani e donne mentre un primo momento di verifica politica sull’andamento del confronto è stato fissato per il 7 febbraio.
Una sorta di tappa intermedia, dunque, in cui si comincerà a fare il punto sul percorso ma anche sulle tre grandi questioni al centro del confronto: flessibilità in uscita, pensione di garanzia per i giovani lavoratori con carriere discontinue e rilancio della previdenza integrativa. Anche se su questo fitto calendario continua a gravare l’incognita delle ricadute sul governo della partita per l’elezione del presidente della Repubblica, che formalmente comincerà in Parlamento quattro giorno dopo il primo round tecnico in programma. Una variabile non di poco conto.
In ogni caso per l’esecutivo il punto di partenza del confronto è rappresentato dalla proposta unitaria dei sindacati, che prevede, tra l’altro, pensionamenti flessibili già a 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica e che poggia sull’attuale sistema misto “retributivo-contributivo”. Una proposta che è stata nuovamente discussa nell’incontro di ieri.
Ma il ministro del Lavoro ha di fatto ribadito anche la necessità di rispettare il paletto indicato proprio da Mario Draghi ai leader di Cgil, Cisl e Uil prima di Natale: qualsiasi intervento correttivo della legge Fornero dovrà muoversi rigidamente all’interno del solco del metodo contributivo e non dovrà mettere a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio e lungo periodo così come i conti pubblici già nell’immediato. Proprio per questo motivo l’obiettivo è quello di definire le linee guida dei nuovi interventi sulla previdenza, da far scattare nel 2023 una volta che si sarà esaurita Quota 100, in tempo utile per il Def di aprile. Una deadline, quella del Documento di economia e finanza, che era stata ipotizzata nelle scorse settimane per la Uil da Domenico Proietti.
Abbastanza soddisfatto è apparso Sbarra, che ha definito la riunione di ieri al ministero del Lavoro «un incontro importante, che dopo il vertice del 20 dicembre entra nel vivo della riforma previdenziale». Più cauto Ghiselli per la Cgil, che ha parlato di «un incontro utile anche se interlocutorio». Per Bombardieri si è «cominciato a entrare nel merito delle questione. E il segretario generale della Uil guarda già al tavolo tecnico fissato per la prossima settimana: «ci misureremo sulla compatibilità sociale ed economica delle proposte», comprese quelle sull’ulteriore estensione dell’Ape sociale, sugli incentivi per le madri lavoratrici con uno sconto di un anno di contributi per figlio e sul riconoscimento previdenziale del lavoro di cura.