Il Corriere del Veneto. Tamponi con ricetta del medico di famiglia, anche per uscire dall’isolamento e dalla quarantena, nelle strutture private convenzionate a Verona, Padova e Venezia. Lo hanno chiesto e ottenuto dalla Regione le Usl stremate dalla mole di lavoro cui il personale sanitario degli hub è sottoposto da prima di Natale.
A centinaia ogni giorno si mettono in fila per il test, le attese sono sempre più lunghe e gli animi di chi teme di essere positivo o spera di essere liberato dalla quarantena si scaldano. Un esempio, il 3 gennaio un anziano ha investito una guardia giurata al drive through di Mestre. Ma è Venezia il caso limite, che da giorni agita cittadini e politici: ore e ore all’addiaccio, in piedi al freddo ad attendere che la fila avanzi di pochi centimetri. Anziani, bimbi in passeggino, adulti e ragazzi, magari anche con brividi e febbre. Oppure appena guariti e debilitati dal virus, in attesa di quel tampone che dovrebbe — ma il condizionale è obbligatorio visti i tempi dilatati del rilascio del green pass post malattia — sancire la fine della quarantena. A finire sotto i riflettori, il distretto dell’Usl 3 all’ex ospedale Giustinian di Dorsoduro, dove tra l’altro si erogano in contemporanea anche altri servizi socio-sanitari e dove ieri a placare gli animi è arrivata una dozzina di agenti delle forze dell’ordine.
Con i contagi che continuano a crescere (ieri il nuovo record veneto con 21.504 positivi nelle ultime 24 ore e 29 decessi) la macchina della sanità pubblica arranca — la stessa assessora alla Sanità Manuela Lanzarin alle telecamere di Antenna 3 ha detto: «Con i numeri attuali è impossibile pensare di fare tracciamento, chiamate e avere il tampone in tempo reale» — per questo, i direttori generali delle Usl sono corsi ai ripari chiedendo a Palazzo Balbi di permettere loro di aprire ai privati che al momento eseguono test antigenici e molecolari ma solo a pagamento. Gli esami su prescrizione perché sintomatico, contatto diretto di un positivo o per fine quarantena finora sono sempre stati appannaggio del pubblico. Ieri un incontro tra Usl e Regione ha sciolto gli ultimi nodi: le aziende a seconda delle necessità del territorio potranno sottoscrivere accordi con i privati che poi riceveranno dalle stesse Usl un rimborso pari a 15 euro per ciascun test rapido e 40 (circa la metà di quanto paga un cittadino) per i molecolari.
Venezia, Padova e Verona hanno già raggiunto le prime intese. In laguna aprirà un nuovo punto tamponi all’ospedale Fatebenefratelli di Cannaregio e, al Lido, «raddoppierà l’offerta in collaborazione con l’Irccs San Camillo — spiega Edgardo Contato, direttore generale dell’Usl 3 — e si aggiungeranno ulteriori soluzioni in altre strutture locali che daranno la loro disponibilità». Nel Padovano, accordo tra Usl 6 e Policlinico Abano, ad Abano Terme. Il laboratorio analisi della casa di cura eseguirà 150 test antigenici a settimana e analizzerà cento molecolari al giorno provenienti da tutta la provincia con l’obiettivo di velocizzare l’arrivo degli esiti per chi teme di essere positivo e per chi attende di uscire dalla quarantena (6.004 persone nelle ultime 24 ore) e anche a esame eseguito spesso è costretto a casa per giorni: il sistema è sovraccarico e il green pass non arriva più in tempo reale. A Verona infine, l’Usl 9 ha iniziato a collaborare con la Croce Europa: una struttura è in città in via Pasteur, le altre a Raldon, Cologna Veneta, Caprino e Marzana.
La speranza è superare le criticità, anche se i medici temono che la situazione possa precipitare. «Se i contagi continuano così tra due settimane ne vedremo gli effetti negli ospedali — dice Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici veneziano e vicepresidente nazionale — forse sarebbe il caso di fermarci con un lockdown soft per un paio di settimane e azzerare tutto»