Il Sole 24 Ore. Non poteva capitare nel momento peggiore questa recrudescenza dei contagi in Cina, giusto a due anni dal primo focolaio scoppiato a Wuhan, nell’Hubei. Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità allerta l’Europa sul fatto che metà della popolazione si ammalerà di Covid (solo ieri la Francia ha registrato oltre 350mila nuovi casi), Pechino non può perdere assolutamente il controllo sulla variante Omicron che sta minando la sua strategia del pugno di ferro sui nuovi casi.
“Zero Covid” resta, infatti, l’obiettivo primario, tanto è vero che anche i voli dagli Stati Uniti su Shanghai sono stati sospesi, cinque operati da Delta United, American Airlines, China Eastern, perché una cinquantina di passeggeri arrivati nell’ultimo mese sono risultati positivi. Per la Cina questo è sufficiente a bloccare completamente il flusso con un intero Paese.
Sette province cinesi intanto hanno già vietato agli abitanti di muoversi in vista della Festa di primavera che quest’anno cade il 1° febbraio.
Le grandi migrazioni del passato, appunto, sono un fatto del passato, il virus le ha cancellate: Pechino, Shanghai, Tianjin, Zheijiang, Henan, Guangxi e Inner Mongolia chiedono ai residenti di festeggiare, in pratica, nei luoghi in cui lavorano e di cancellare i viaggi già programmati.
Al contrario, i lockdown si moltiplicano: dopo Xian, Shenzhen, Tianjin (il porto di Pechino), è ora la volta di Anyang, nell’Henan, che con i suoi 5,5 milioni di abitanti, è l’ultima arrivata. Non solo.
L’Olimpiade invernale è alle porte, apre i battenti il 4 febbraio e, come al solito, si tratta di un appuntamento che ha una valenza politica molto forte per la nomenklatura cinese.
Si deve garantire lo svolgimento dell’evento, è la nuova Olimpiade a dodici anni da quella storica che aprì i riflettori sulla Cina.
Un’occasione per dimostrare che tutto procede per il meglio, ma è evidente che risentirà molto del diffondersi della variante Omicron che di per sé è particolarmente trasmissiva e quando arriva è già tardi per rilevarla. Il livello di immunizzazione della popolazione sembra particolarmente basso, a differenza della versione Delta.
Il punto è che i lockdown per tenere a bada la situazione non fanno altro che aggravare lo stato delle economie locali cinesi, afflitte dal crollo generalizzato del mercato immobiliare e dal debito rampante che caratterizza le casse delle municipalità.
Dalla scorsa settimana è partito inoltre il processo che porterà alla definizione a livello nazionale di un Pil atteso per il 2022 in occasione dell’ultimo discorso alla Nazione del premier Li Keqiang al parlamento in seduta comune.
Ogni provincia definisce il suo Pil e il round a livello locale è tutt’altro che ottimistico sulle opportunità di poter garantire per tutta la Cina una previsione positiva.
Le singole aree del Paese procedono a identificare una propria valutazione rispetto alle potenzialità dell’anno prossimo e nessuna, finora, ha dichiarato una percentuale al di sopra del 6% che peraltro quest’anno difficilmente sarà assicurato.
Infine, sullo sfondo, torna la polemica ricorrente sul numero dei morti per Covid in Cina che resta al di sotto delle 5mila unità.
Difficile immaginare che questa soglia resti bloccata all’infinito, proprio davanti al dilagare di questi nuovi drammatici lockdown. Ma per le autorità cinesi la classificazione resta circoscritta esclusivamente alle vittime del virus.