Il Sole 24 Ore. Complicate e articolate, le nuove norme sulla quarantena stanno generano dubbi e applicazioni difformi. Avveniva anche prima ma adesso il caos è molto più diffuso. Sta accadendo soprattutto nella scuola; in diversi uffici pubblici, nei trasporti e nei più disparati settori. Spesso l’incertezza sulla gestione degli isolamenti, ieri arrivati a quota 1.250.993, si intreccia con quella del sì o no allo smart working. A Roma in un ufficio statale di rilievo la sopraggiunta positività di un dipendente non ha indotto la dirigenza a consentire ai colleghi l’attività a a distanza. Così, dopo l’ennesima sanificazione – il costo per la Pa di queste spese sarà di certo esorbitante – si prosegue con il lavoro in presenza. Con un incremento del rischio di nuove positività.
A Milano e in generale in Lombardia la pubblica amministrazione si è adeguata al decreto, talvolta non riuscendo però ad aggiornare subito software e siti. È il caso dell’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Milano: fino ai ieri pomeriggio pubblicava le vecchie regole per la quarantena, aggiornate in serata. Al telefono le informazioni erano tuttavia corrette da subito. Per quanto riguarda le scuole, dalla prossima settimana il Comune di Milano ha deciso di sospendere il servizio dopo-scuola dalle 16.30 alle 18,30 nelle scuole materne e negli asili, per mancanza di personale, a causa delle assenze dovute a malattie o quarantene. Nelle scuole è difficoltoso il dialogo tra referente Covid e Asl, e spesso arrivano indicazioni contrastanti. Come la richiesta di solo tampone molecolare per il rientro in classe di una studentessa guarita dal virus. La confusione regna anche tra i pediatri sul rilascio delle certificazioni mediche per il rientro in presenza: per alcuni basterebbe il tampone, per altri ci vuole il certificato. Negli istituti scolastici si sono moltiplicate le incertezze dovute non solo alle norme farraginose ma anche all’interpretazione fin troppo spesso non uniforme e coerente adottata dalle aziende sanitarie locali. La proposta delle Regioni sulla scuola al governo in un certo senso è anche una risposta alle incertezze diffuse e concrete.