Il Sole 24 Ore. Il super green pass fa un primo passo avanti anche nel mondo del lavoro, pubblico e privato. Dal prossimo 15 febbraio i lavoratori over 50 dovranno possederlo per entrare in aziende e uffici. La certificazione verde rafforzata si ottiene solo con la vaccinazione o con la guarigione dal Covid, non sarà più quindi sufficiente il tampone ogni 72 o 48 ore.
La novità, dopo frizioni all’interno della maggioranza e riunioni fiume andate in scena anche tutta la giornata di ieri, è contenuta nella bozza del nuovo decreto legge messo a punto dal governo per frenare l’impennata dei contagi. Decreto che, dopo il braccio di ferro in consiglio dei ministri con la Lega, prevede anche il ricorso al solo green pass base (quello che si ottiene anche con il tampone) – e non al super pass (per vaccinati e guariti) – per poter usufruire, dal 20 gennaio, di tutta una serie di servizi alla persona (parrucchieri, estetisti, ecc.); e dal 1 febbraio per accedere a uffici pubblici, poste, banche e servizi finanziari e attività commerciali, come negozi e centri commerciali a patto che non servano a soddisfare «esigenze essenziali e primarie».
Per quanto riguarda la nuova normativa sul super green pass al lavoro il decreto ricalca sostanzialmente quella in vigore dallo scorso 15 ottobre relativa al green pass “semplice”. Pertanto, chi, dal 15 febbraio, non possiederà il super green pass o ne risulterà privo al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro, verrà considerato «assente ingiustificato», con conseguente sospensione dal lavoro e stop alla retribuzione dal primo giorno di assenza (non ci sono invece conseguenze disciplinari e si mantiene il diritto alla conservazione del posto di lavoro, cioè non si può essere licenziati neppure per giustificato motivo).
Una novità riguarda la possibilità di sostituire il personale non in regola con il super green pass (secondo le stime del governo un circa 15% medio di lavoratori non è al momento vaccinato, pari, in numero assoluto, a 2,5 milioni di persona – una fetta di costoro, tuttavia, non può ricevere il vaccino per motivi di salute). Tutte le aziende, non solo più quindi quelle sotto i 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata possono sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni lavorativi, rinnovabili fino al 31 marzo 2022, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del posto di lavoro per il lavoratore sospeso.
Per il periodo in cui la vaccinazione è omessa o differita il datore di lavoro può adibire il lavoratore “fragile” a mansioni anche diverse, senza decurtazione della retribuzione. Infine per le violazioni sul super green pass scattano sanzioni da 600 a 1500 euro «ferme le conseguenze disciplinari secondo i rispettivi ordinamenti di settore».
Il decreto messo a punto dal governo, come detto dopo una dura e faticosa mediazione con la Lega contraria a un nuovo ricorso al super green pass per alcuni servizi essenziali, ha previsto l’introduzione del green pass base (quindi con tampone, vaccino e dopo la guarigione) per accedere ad ulteriori attività che finora non prevedevano nessun requisito di certificazioni Covid. In particolare dal 20 gennaio prossimo servirà almeno un tampone per andare dall’estetista, dal parrucchiere o dal barbiere. Mentre dal 1 febbraio chi vorrà accedere negli uffici pubblici, in banca, alla posta o in un’agenzia assicurativa oltre che in negozi e centri commerciali dovrà sempre esibire un green pass base. Anche se negozi alimentari e supermercati e altri esercizi saranno esclusi dall’obbligo in base a un Dpcm che sarà adottato dai ministri della Salute e del Mise entro 15 giorni per individuare quelle attività «necessarie per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona».