Il Gazzettino, Angela Pederiva. Non bastasse il Covid, il Nordest deve fronteggiare anche un’altra epidemia. Si tratta dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai), di cui l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (Izsve) ha complessivamente censito finora 308 focolai, di cui 251 in Veneto. Non a caso in questo inizio d’anno è la Coldiretti regionale a lanciare l’allarme sugli effetti del virus H5N1: “Danni per oltre 500 milioni all’avicoltura”.
IL VETTORE
Per capire l’entità del fenomeno, occorre considerare che fino a questo momento in Italia è stato necessario abbattere 14 milioni di capi fra polli, tacchini, galline ovaiole e pollastre, secondo la stima che in Parlamento ha accompagnato lo stanziamento straordinario nella legge finanziaria di 30 milioni per la filiera delle carni bianche. Il vettore infatti colpisce i pennuti, tanto che l’Izsve ha individuato dal 19 ottobre 294 cluster negli allevamenti industriali e altri 14 nei volatili selvatici. La stragrande maggioranza dei casi è stata riscontrata in Veneto, la parte residuale è stata localizzata tra il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Lazio.
Riferisce la struttura di Legnaro, che è Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria: “Sono stati coinvolti primariamente allevamenti di tipo industriale, soprattutto tacchini da carne situati in provincia di Verona. In tutti gli allevamenti risultati positivi sono state svolte o sono in corso le operazioni di abbattimento, pulizia e disinfezione”. Come si può notare nella mappa, aggiornata al 30 dicembre, oltre all’area scaligera sono coinvolti dall’Hpai anche il Vicentino, il Padovano e il Polesine.
IL RIACCASAMENTO
Proprio per la zona di Rovigo è stato dato il va libera, dall’unità di crisi incardinata nel ministero della Salute, ai primi interventi di riaccasamento degli animali. “Il passo successivo – afferma Coldiretti Veneto – sarà quello di chiedere di ripartire con le attività nelle zone colpite per step, a cominciare dalla fascia collinare veronese a nord dell’autostrada A4, e consentire la ripresa delle attività anche in quest’area sensibile, mantenendo sempre il massimo il livello di attenzione”.
La puntualizzazione è cruciale, in un frangente in cui l’allerta risuona in tutta Europa. “Attualmente viviamo l’epidemia di aviaria più violenta di sempre”, ha dichiarato in Germania l’Istituto Friedrich Loeffler, polo governativo di ricerca sulla salute animale. Ma pur rinnovando l’appello alla cautela, per l’associazione di categoria degli agricoltori si intravvedono segnali di fiducia, a fronte delle ingenti perdite accusate finora. “Dopo settimane difficili – viene spiegato in una nota – la diffusione dei focolai di influenza aviaria sembra rallentare. Il conto, però, per il settore avicolo veneto è alto con oltre 250 focolai da Verona a Vicenza, da Padova a Rovigo e danni stimati a non meno di 500 milioni di euro”. L’impegno dell’organizzazione è a seguire “l’attività dei servizi veterinari e gli sforzi per contenere l’epidemia in modo da trovare soluzioni che permettano di ripartire quanto prima, in sicurezza, riprendendo le attività dì allevamento da quelle aree in cui i focolai sono lontani”.
I MUTUI
Sul piano delle richieste economiche, per Coldiretti occorre agire pure dal punto di vista creditizio, attraverso una moratoria sui mutui: “È necessario pensare anche a misure di aiuto che consentano alle imprese di disporre della liquidità necessaria”. L’obiettivo, “oltre all’aspetto meramente sanitario”, è di garantire la “solidità delle aziende colpite per scongiurare ulteriori effetti a danno di interi territori”.