Il Corriere del Veneto. Basta con le code chilometriche che ogni giorno migliaia di veneti devono affrontare per sottoporsi a tampone nei Covid point pubblici. Ora dalla Regione arriva la stretta: nelle prossime ore il direttore generale della Sanità, Luciano Flor, invierà alle Usl una circolare con la quale chiederà la verifica immediata dell’appropriatezza di tutte le prescrizioni per il test anti-Covid rilasciate da medici di famiglia e pediatri di libera scelta. «Contiamo 78 Covid point, più le farmacie, arriviamo a 160mila controlli al giorno (ieri 151.333, ndr ) eppure la gente sta ore in fila da almeno un mese — motiva Flor —. Non ci siamo, è un trend eccessivo, bisogna verificare le prescrizioni dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta, soprattutto per i tamponi troppo frequenti concessi alle stesse persone, e sono tanti. Imporrò ai camici bianchi di indicare sulla ricetta il motivo del test richiesto e il sospetto diagnostico.
Manderò una circolare alle Usl affinché verifichino le impegnative, dobbiamo riorientare l’attività di screening in base alla reale necessità. Oggi queste due categorie prenotano la metà dei 25mila tamponi molecolari eseguiti quotidianamente nel Veneto — prosegue il dg — bisogna appurare che non li prescrivano ai no vax per ottenere il Green pass, per esempio. Nella circolare ribadirò alle Usl e ai medici interessati dal provvedimento i parametri per prescrivere i tamponi molecolari e le indicazioni che precisano la popolazione target e il tipo di test da utilizzare a seconda della situazione».
Le aziende sanitarie dovranno passare al vaglio le ricette anche per cercare di capire dove si faccia maggior ricorso al tampone, soprattutto a quello molecolare, da indirizzare a un target preciso di cittadini. Secondo le indicazioni del ministero della Salute i centri pubblici devono riservarlo alla diagnostica, quindi ai casi sospetti e sintomatici, agli operatori sanitari e ai pazienti da ricoverare. Il test rapido, in gran parte dei casi dedicato ai soggetti sani, è l’ideale per lo screening nelle Rsa e nelle scuole. Le farmacie possono inoltre utilizzarlo per il rilascio del Green pass base ai non vaccinati. Inizialmente l’Usl che contava il maggior numero di prescrizioni era quella di Padova, ora sorpassata da Treviso e Vicenza. «E dobbiamo capire perché — ribadisce Flor —. Comincio a pensare seriamente di imporre di eseguire i tamponi in modo appropriato, secondo le precise indicazioni del ministero. La priorità va al personale sanitario, che testiamo ogni quattro giorni con il test antigenico di terza generazione o con il molecolare, ai malati da ricoverare, al personale e agli ospiti delle Rsa, sottoposti a screening ogni dieci giorni, e alla scuola. Che vogliamo mantenere aperta, per noi è una priorità. E’ esplosa la richiesta di tamponi anche per i tanti controlli in aula: sono 2149 le classi in quarantena o monitoraggio, un quadro che genera un lavoro enorme». Ogni positivo e contatto stretto sono sottoposti a test al primo, al quinto e all’ultimo giorno di quarantena, che dura 7 giorni per i vaccinati e 10 per i no vax, per un massimo di 21 giorni per entrambe le categorie se il primo tampone d’uscita è ancora positivo. «Ciascun infetto conta tra 10 e 20 contatti e vanno controllati tutti — completa il dg —. Disponiamo di una macchina organizzativa mostruosa, l’anno scorso non c’era una pressione simile, perché era tutto chiuso. Oggi ci sono i vaccini eppure il pressing cresce».
Insomma la strategia vincente che ha permesso di contenere la circolazione del virus, ora sta mettendo in crisi il sistema sanitario: il Veneto esegue 3.108 tamponi ogni 100mila abitanti rispetto a una media nazionale di 1747.
L’altro fronte di lavoro per Flor è l’attivazione di una task force composta da tecnici di Azienda Zero, Regione, Usl e Consorzio Arsenal per garantire la massima sicurezza informatica alle aziende sanitarie dopo l’attacco hacker subìto dall’Usl Euganea.