Se il trend di crescita dei contagi dovesse rimanere invariato, non subendo l’impatto di vacanze di Natale e feste di Capodanno, il Veneto potrebbe piombare in zona arancione tra meno di un mese, a metà gennaio. Calcolatrice alla mano, è quello che sostiene Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr. Davanti a lui, le cifre che sono le tessere del puzzle dei parametri, da comporsi perché venga disposto il passaggio di zona. Un passaggio che, nel concreto, non avrebbe conseguenze per i vaccinati, mentre si trasformerebbe in una selva di limitazioni per i No vax, a partire dal divieto di mettere piede fuori dai confini comunali se non per comprovati motivi di salute, lavoro o necessità.
I PARAMETRI PER LA ZONA ARANCIONE Per il passaggio di zona è necessario superare tre parametri, si diceva. Il primo consiste nell’incidenza dei contagi, che nell’ultima settimana è pari a 535 casi ogni 100 mila abitanti, oltre il doppio della cifra che potrebbe fare scattare la zona rossa. C’è poi la percentuale di occupazione Covid dei posti letto di area medica e di Terapia intensiva. «Nei reparti ordinari, siamo al 20%. Da una quindicina di giorni, assistiamo a una crescita quasi lineare, con un tasso di aumento giornaliero pari a circa lo 0,48%. Se questo dato dovesse rimane Ieri nuova impennata dei decessi Covid Venti in un solo giorno mentre continuano a crescere contagi e ricoveri ospedalieri re invariato, la regione supererebbe la soglia del 30% – tra i parametri che portano all’attivazione della zona arancione – in circa 25 giorni» spiega Sebastiani. L’altra soglia da superare è l’occupazione da parte dei pazienti Covid dei posti letto di Terapia intensiva, con il limite che in questo caso è fissato nel 20%. «Negli ultimi due giorni, la percentuale media di occupazione Covid nei reparti di Rianimazione è del 16,5%. I dati sono in aumento da due mesi. Se il trend dovesse essere confermato, il livello del 20% sarebbe superato in due settimane».
I CONTAGI Il dato in impennata riguarda i nuovi contagi. Ieri se ne sono contati altri 4.522 (oggi 5.023), mentre il numero dei positivi è schizzato a 64.018. Crescono di conseguenza i ricoveri in area medica: 1.186 (+ 19) in area medica. Mentre quelli in Terapia intensiva fanno un balzo indietro: 164 (-10). Tanti, però, i decessi: 20 nel giro di appena 24ore. «Nelle ultime 5 settimane, l’incidenza settimanale dei positivi è cresciuta in maniera piuttosto lineare, seppur con una debolissima accelerazione, con un tasso medio di aumento di circa 85 nuovi casi a settimana ogni 100 mila abitanti» prosegue Sebastiani. «L’analisi delle differenze percentuali settimanali rivela una frenata della crescita dell’incidenza giornaliera negli ultimi quattro giorni. Una tendenza che però richiede l’acquisizione dei dati dei prossimi giorni, per una eventuale conferma».
LA VARIABILE NATALE Tutto, si diceva, potrebbe cambiare nei prossimi giorni. Con le vacanze di Natale, gli spostamenti, i pranzi con i parenti, le feste di Capodanno. «Ci sono fattori che giocheranno un ruolo fondamentale sull’evoluzione dell’epidemia nelle prossime settimane» conferma Sebastiani, elencando: «Le attività legate alle prossime festività, anche nei giorni precedenti al Natale; ma anche un fattore favorevole come la sospensione delle lezioni; e poi la diffusione della variante Omicron, che in questi giorni sta iniziando a dare effetti macroscopici del Nord Europa e, in particolare, nel Regno Unito». Al momento, sono appena cinque i casi di variante sudafricana individuati in Veneto: due nel Veneziano, altrettanti nel Vicentino e uno nel Padovano.
LE VACCINAZIONI C’è un’altra variabile, in realtà, e consiste nell’adesione alla profilassi. La campagna vaccinale ora si muove su più direttrici. C’è la profilassi dei bambini dai cinque anni, l’adesione alle terze dosi e il tentativo di persuasione dei No vax, a partire da lavoratori della scuola e forze dell’ordine, per i quali dal 15 dicembre è in vigore l’obbligo vaccinale.
IL MATTINO DI PADOVA