L’Arena- Influenza aviaria: i sindaci lanciano l’allarme carcasse. L’ormai enorme mole di animali morti a causa della malattia, o in seguito alle eliminazioni programmate per evitare il diffondersi del virus, secondo i primi cittadini è diventata una vera e propria grana, un problema che vedono come quasi insormontabile. Tanto che chiedono l’intervento, al fianco delle istituzioni locali, della Regione. Tutto questo mentre il numero dei focolai e degli animali morti continua ad aumentare a ritmi serrati.
“Purtroppo al momento non sembrano esserci soluzioni definitive perseguibili e questo è davvero un guaio”, afferma Flavio Pasini, che è sindaco di Nogara e parla in veste di presidente dei primi cittadini della pianura, l’area in cui l’epizoozia causata dal virus ad alta patogenicità H5N1 che è iniziata un mese e mezzo fa ha l’epicentro. “Nonostante il grande lavoro che sta svolgendo il servizio veterinario dell’Ulss 9, la malattia continua a diffondersi e ogni giorno vengono accertati nuovi focolai”, aggiunge Pasini. “Al di là delle questioni di sanità veterinaria e delle ripercussioni economiche di questa situazione, va sottolineato che ci sono situazioni concrete alle quali non si sta riuscendo a porre rimedio. Secondo un calcolo fatto in questi giorni, attualmente nel Veronese ci sono 6.000 tonnellate di carcasse che dovrebbero essere smaltite, ma che in realtà rimangono ammassate per giorni e giorni negli allevamenti; in alcuni casi la situazione dura da tre settimane”. Il portavoce dei sindaci ricorda che attualmente quasi non ci sono contromisure attuabili. “Le ditte che con i pennuti morti producono farine o altri derivati sono prese d’assalto, tanto da essere spesso sature, l’unico inceneritore presente in Veneto, a Padova, è fermo per interventi di manutenzione e quelli di altre regioni di fatto non accolgono carcasse e l’interramento, che sinora è avvenuto solo in pochi casi, è possibile solo in aree geologicamente adeguate”, spiega. “Il seppellimento deve essere solo l’ultima ratio e, comunque, può essere attuato solo sulla base di ordinanze dei sindaci basate su verifiche scientifiche. Non è possibile che alla fine il problema ricada sulle spalle di coloro che guidano i Comuni, per cui chiediamo che la Regione intervenga, stabilendo una volta per tutte che cosa vada fatto”. L’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, il centro scientifico che è riferimento in Italia per la malattia, venerdì ha diffuso un report in cui faceva il punto dell’epidemia al 2 dicembre. I focolai risultavano essere in tutto 135. Di questi, 109 sono stati scoperti nel Veronese, 17 nel Padovano e gli altri nelle province di Vicenza, Mantova, Cremona, Roma e, negli ultimissimi giorni, anche a Brescia ed Udine. L’area dell’epizoozia, quindi, si sta estendendo. Il numero di tacchini, polli, galline, faraone, quaglie ed anatre morti o eliminati è intanto arrivato a 7 milioni. •.