«Uno studio dell’università di Cambridge dimostra che non basta un metro di distanziamento, ne servono due». Nel decisivo compito di sequenziare le varianti del virus, l’infettivologo Roberto Cauda collabora fin dall’inizio della pandemia con il professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. Il direttore Uoc del Policlinico Gemelli e ordinario di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore spiega alla Stampa.it come la scienza tenta di correre ai ripari per rispondere alla variante sudafricana. «Per fermare la variante sudafricana mascherina Ffp2 anche all’aperto, due metri di distanziamento anziché uno, vaccinazione pediatrica», sottolinea il revisore scientifico dei parametri Covid del governo.
Risposta protettiva
«Siamo alle prese con una nuova variante di cui sappiamo ancora poco, soprattutto per quello che attiene la risposta protettiva dei vaccini di cui oggi disponiamo- evidenzia il professor Cauda, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma-. La mutazione individuata in Sudafrica costituisce l’esempio che vaccinando poco le persone queste nuove varianti si possono sviluppare. Nella fattispecie la mutazione B.1.1.529 sarebbe comparsa in un soggetto immunodepresso infettato dal virus albergato a lungo nel suo organismo».
La nuova variante del coronavirus è la più significativa scoperta finora dagli scienziati, afferma un alto funzionario sanitario del Regno Unito. Gli scienziati temono che la variante – nota come B.1.1.529 – possa essere più trasmissibile e più in grado di eludere i vaccini. «Questa è la variante più significativa che abbiamo incontrato fino ad oggi e sono in corso ricerche urgenti per saperne di più sulla sua trasmissibilità, gravità e suscettibilità ai vaccini», puntualizza Jenny Harries, amministratore delegato dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (Ukhsa). Gli scienziati stanno esaminando «quali azioni di salute pubblica possono limitare l’impatto di B.1.1.529».
Fase delicata
«L’unico modo per contrastare questa nuova variante potenzialmente pericolosa è di cercare di mettere al più presto in sicurezza la popolazione di ogni fascia d’età. Sia attraverso la somministrazione della terza dose che comunque rafforza la risposta immunitaria. Sia cercando di convincere gli esitanti a vaccinarsi. Inoltre in questa delicata fase epidemiologica e particolarmente importante non dimenticare le misure di prevenzione quali uso di mascherine Ffp2 e il distanziamento. Evitando gli assembramenti».