La tensione sale in un batter d’occhio. Nei Cinque stelle e anche nel Pd c’è chi pensa a un chiaro segnale a Mario Draghi in vista della partita di gennaio per l’elezione del Capo dello Stato. Non a caso il ministro Dem Andrea Orlando esprime subito preoccupazione e invoca stabilità. Mentre un altro ministro, Stefano Patuanelli (M5S), va giù duro sul Dl Capienze: «Mi sembra evidente che Renzi voglia provocare la seconda crisi di governo dell’anno». La presidente dei deputati di Iv, Maria Elena Boschi, getta acqua sul fuoco: «La tenuta del governo Draghi non è in discussione». Anche a Palazzo Chigi non si drammatizza, ma si osserva l’evoluzione della situazione.
In ogni caso emerge un dato abbastanza chiaro: sui due correttivi al decreto, a partire da quello che fa salire al 100% la capienza dei bus turistici, si è di fatto materializzata la stessa maggioranza che ha affossato il Ddl Zan. A votarli è stato anche Matteo Salvini. Il sì è arrivato pure da Antonio Misiani (Pd) e dal sottosegretario Pierpaolo Sileri (M5S) che però hanno detto di aver votato per errore. A poche settimane dalla convocazione delle Camere per l’elezione del Capo dello Stato la parola «sfilacciamento» si pronuncia sempre più spesso nei corridoi dei due rami del Parlamento. E anche la navigazione della manovra potrebbe farne le spese.
A chiedere a tutti i gruppi del Senato un accordo di pacificazione è Pesco. Spetterà proprio a lui, in qualità di presidente della Commissione Bilancio, sbrogliare l’intricata matassa della nomina dei relatori. Anche se sono in molti a non escludere (o a sospettare) che, alla fine, possa essere proprio Pesco il relatore unico del Ddl di bilancio. La decisione dovrà essere presa entro mercoledì, quando si sarà esaurita la tradizionale tornata di audizioni. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per il 29 novembre: a quel punto rimarrà a disposizione di Parlamento e governo poco più di un mese, festività natalizie incluse, per condurre in porto la manovra.