Il Sole 24 Ore. Meno di tre mesi ad alta produttività e con non poche incognite. Sono quelli che attendono di qui a fine anno il Parlamento chiamato a una sorta di prova-riforme, per restare al passo della tabella di marcia “imposta” dal governo Draghi, e a districarsi nel più classico ingorghi. Che rischia di materializzarsi per l’incrocio della sessione di bilancio (in calendario tra la fine del mese e l’inizio di novembre dopo il varo della manovra) con alcuni provvedimenti direttamente collegati al Pnrr, come la delega fiscale e la legge annuale sulla concorrenza data in arrivo, e l’ormai consueto gruppo di decreti da convertire in legge. Primo fra tutti quello fiscale, atteso a giorni, che rappresenterà di fatto la seconda costola della legge di bilancio.
Un rincorrersi di testi sui quali, almeno in alcuni casi, i tentativi di restyling in corsa durante il tragitto parlamentare potrebbero far salire vertiginosamente la tensione politica. È il caso della delega fiscale, da poco varata dal governo senza il voto dei ministri leghisti per la decisione di Matteo Salvini di prendere le distanze dalla strategia adottata da palazzo Chigi, poi seguita da una rapida ricucitura. Resta da vedere se nelle prossime settimane la strada per il disegno di legge, che dovrebbe partire da Montecitorio, sarà in discesa. E resta anche da capire se il cosiddetto decreto legge “capienze”, fresco di approvazione da parte del Consiglio dei ministri, riuscirà ad evitare le incursioni con correttivi a raffica per cercare di estendere ulteriormente i parametri fissati dal governo per l’accesso a stadi, musei, teatri e discoteche.
Quello della conversione dei Dl resta una dei primi impegni delle Camere. Al momento sono nove i decreti (ma uno è “a perdere”) in attesa di conversione, ai quali presto si dovrebbero aggiungere un nuovo Dl semplificazioni, per snellire ulteriormente le procedure su cui viaggiano i provvedimenti di attuazione del Pnrr, e il decretone fiscale, che dovrebbe contenere anche alcune misure su lavoro e imprese e forse anche il prolungamento della Cig a fine anno. In arrivo c’è anche il decreto legislativo d’attuazione della delega sull’assegno unico (si veda altro articolo a pag. 2), sul quale le Camere dovranno esprimere il loro parere. C’è poi il completamento del dossier giustizia. Ma ci sono soprattutto le riforme attese nella manovra, direttamente o i “collegati”. A cominciare da quella sugli ammortizzatori sociali e dagli interventi per il dopo Quota 100 e la riconfigurazione del Reddito di cittadinanza. Misure che il governo potrebbe essere costretto a mettere al riparo dalle tentazioni di assalto alla diligenza in Parlamento a colpi di emendamenti.