Chi non ha il pass, sarà considerato assente ingiustificato e non riceverà più lo stipendio, fino all’acquisizione della certificazione, e comunque non oltre il 31 dicembre, che al momento è la data finale dello stato di emergenza sanitaria.
Le linee guida messe a punto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri -dipartimento per la Funzione pubblica per il pubblico impiego precisano che oltre alla retribuzione, non saranno più versati al lavoratore senza green pass neanche i contributi. Lo stop riguarda cioè – si legge – «qualsiasi componente della retribuzione (anche di natura previdenziale) avente carattere fisso e continuativo, accessorio o indennitario (…), previsto per la giornata di lavoro non prestata». Sempre secondo le indicazioni impartite per la Pa, i giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione delle ferie e comportano per i giorni non lavorati la perdita di anzianità di servizio.
Sanzioni salate
Le sanzioni sono salate e sono persino più alte per i lavoratori che per i datori. Il datore che non controlla il rispetto delle regole sul green pass rischia una sanzione da 400 a mille euro. Il lavoratore che accede al lavoro enza green pass, è sanzionato con una multa che va da 600 a 1.500 euro. Le multe saranno irrogate dal prefetto.
I nodi aperti restano tanti, come si legge dalle domande qui a fianco, dall’esecuzione materiale dei controlli alla tutela della privacy dei lavoratori.
Dalle norme emanate finora, si capisce che ci sarà un doppio ordine di verifiche. A “denunciare” al prefetto la presenza di lavoratori senza green pass potranno essere, dall’interno dell’azienda il datore o le persone alle quali ha assegnato l’incarico delle verifiche.
Dall’esterno, le aziende potranno essere controllate dagli ispettori del lavoro e delle Asl (come spiega il direttore dell’Inl nell’intervista a pagina 3), dei quali si avvalgono i prefetti nei controlli anti-Covid.
L’organizzazione del lavoro
A soccorrere i datori di lavoro nella organizzazione delle presenze, per non dover scoprire ogni mattina che ci saranno alcuni lavoratori assenti, c’è una norma del Dl «Capienze», varato il 7 ottobre dal Consiglio dei ministri, secondo la quale il datore potrà richiedere preventivamente, per «specifiche esigenze organizzative volte a garantire l’efficace programmazione del lavoro» se il lavoratore ha il green pass oppure no. Questo dovrebbe consentire a chi organizza i turni di lavoro (ad esempio nei trasporti) di sapere in anticipo su quante persone potrà contare.
A facilitare i controlli dovrebbe arrivare poi una nuova versione della App «Verifica C19», alla quale stanno lavorando senza sosta i tecnici di Sogei, il braccio operativo del Mef per l’It, con l’obiettivo di arrivare in tempo per la scadenza del 15 ottobre.
L’idea è quella di arricchire con nuove funzionalità l’App già usata oggi da ristoranti, palestre e così via, da modulare a seconda dell’utilizzatore finale (pubblico o privato), quasi come una “libreria digitale”. Il tutto per arrivare a semplificare la fase di verifica ed evitare criticità e code in entrata nei luoghi di lavoro. Si punta per questo a controlli anticipati e massivi, anche attraverso il codice fiscale dei soggetti da controllare. Ma sono ancora in corso le interlocuzioni con il Garante della privacy, per il via libera definitivo.
I lavoratori esclusi
Un tema delicato è quello dei lavoratori esclusi dall’obbligo di green pass perchè esentati dalla campagna vaccinale per motivi di salute. Questi lavoratori dovranno avere un certificato che attesta la loro situazione, ma dovranno essere particolarmente tutelati perchè i dati sulla salute sono sensibili. Su questo fronte saranno coinvolti i medici aziendali, come spiega Pietro Antonio Patané, presidente di Anma, l’associazione che li raggruppa: «Ci occuperemo dei lavoratori esentati. La legge – spiega – è molto chiara sulle caratteristiche che devono avere le certificazioni. Nei casi di certificazioni dubbie o non conformi, il datore di lavoro farà riferimento a noi. Così come per la gestione di questi lavoratori, che in quanto non vaccinati possono essere anche lavoratori fragili, la cui fragilità non era finora emersa».
«La tutela della privacy sarà un punto molto delicato», rileva Tatiana Biagioni, presidente dell’Agi, Avvocati giuslavoristi italiani. «E sono diversi i nodi da sciogliere – aggiunge – nell’iter di conversione del Dl 127/2021 sul green pass: doppi controlli sui lavoratori, esenzioni, sanzioni, ricadute nelle aziende con meno di 15 dipendenti e smart working».