Una indagine Eurostat ha evidenziato come tutti i 27 paesi dell’UE considerino il rischio professionale di COVID-19. L’indagine mostra che 17 paesi dell’UE la riconoscono come malattia professionale (Bulgaria, Cipro, Croazia, Cechia, Estonia, Francia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Svezia), mentre Italia, Slovenia e Spagna la considerano un infortunio sul lavoro e altri Paesi valutano caso per caso. IL RAPPORTO.
Eurostat ha realizzato un rapporto sullo status giuridico del COVID-19 come infortunio sul lavoro e/o malattia professionale a livello nazionale, a seguito di un’indagine a livello dell’UE avviata nel novembre 2020. Tale riconoscimento è un fattore determinante nei casi assicurativi.
Secondo i risultati del sondaggio, tutti i 27 paesi dell’UE considerano il rischio professionale di COVID-19. Vi sono tuttavia differenze sulla classificazione del caso Covid ai fini della tutela professionale (infortunio sul lavoro e/o malattia professionale) e sui settori e professioni inclusi nell’eventuale riconoscimento (in particolare si è analizzato se esso sia limitato al settore sanitario o esteso ad altri settori).
L’indagine mostra che 17 paesi dell’UE riconoscono il COVID-19 come malattia professionale (Bulgaria, Cipro, Croazia, Cechia, Estonia, Francia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Svezia), mentre Italia, Slovenia e Spagna lo considerano un infortunio sul lavoro.
Inoltre in Austria, Belgio, Danimarca, Germania e Finlandia la valutazione tra infortunio sul lavoro o malattia professionale viene effettuata caso per caso.
Il rapporto, che riflette la situazione esistente a giugno 2021, include anche informazioni sui settori economici e le occupazioni coinvolti e i criteri nazionali applicati.
Mentre in alcuni paesi dell’UE è potenzialmente possibile riconoscere il rischio COVID-19 in tutti i settori economici e occupazionali, in altri il riconoscimento è previsto solo in determinati ambiti.
I settori tutelati in Italia. In Italia il rischio professionale legato al Covid in Italia è tutelato dall’Inail che ha esteso la valutazione di rischio professionale in seguito all’infezione oltre che al personale sanitario, a diverse categorie di lavoratori che sono in costante contatto con il pubblico (ad esempio: addetti allo sportello, cassieri, addetti alle vendite, personale di banca, assistenti tecnici, personale di supporto, personale addetto alle pulizie, ecc.).
Per gli altri lavoratori la valutazione medico-legale del diritto al risarcimento si basa su dati epidemiologici, clinici, prove anamnestiche e indiziarie.
Rientra anche nelle competenze dell’Inail la valutazione del danno conseguente dal contagio avvenuto da e verso il lavoro. Ciò è subordinato ai risultati di indagini specifiche sui mezzi di trasporto, il percorso e la frequenza degli spostamenti.
L’indagine di Eurostat è stata avviata tra le autorità statistiche nazionali che producono le statistiche europee sugli infortuni sul lavoro (ESAW) e le statistiche europee sulle malattie professionali (EODS).
29 settembre 2021
Quotidiano sanita