La circolare del ministero della Salute stoppa le richieste di Lega e Fdi: “Non sono al momento raccomandati come alternativa ai tamponi oro/nasofaringei”. Al momento i test salivari rapidi non raggiungono i livelli minimi accettabili di sensibilità e specificità. Mentre l’impiego dei test salivari molecolari richiede un numero più elevato di passaggi che comportano tempistiche più lunghe per il processamento dei campioni. Il rischio è quello di sovraccaricare i laboratori regionali. Possono essere considerati un’opzione alternativa solo in caso di individui fragili con scarsa capacità di collaborazione, attività di screening nei bambini e attività di screening programmati per operatori sanitari e socio-sanitari. LA CIRCOLARE,
I test antigenici rapidi su saliva (che non danno diritto al Green pass), sulla base delle evidenze disponibili, non sono al momento raccomandati come alternativa ai tamponi oro/nasofaringei, in quanto non raggiungono i livelli minimi accettabili di sensibilità e specificità. Mentre l’impiego dei test salivari molecolari (che danno diritto al Green pass) richiede un numero più elevato di passaggi che comportano tempistiche più lunghe per il processamento dei campioni. Il rischio è quello di sovraccaricare i laboratori regionali.
A spiegarlo è la nuova circolare firmata dal Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza. Si ribadisce quindi che il test molecolare su campione respiratorio nasofaringeo e orofaringeo resta, tuttora, il gold standard internazionale per la diagnosi di Covid in termini di sensibilità e specificità.
Nonostente ciò, al momento i test molecolari su campione salivare, almeno in una prima fase di avviamento, potranno essere considerati un’opzione alternativa ai tamponi oro/nasofaringei esclusivamente:
– nell’ambito di attività di screening in bambini coinvolti nel Piano di Monitoraggio della circolazione di Sars-CoV-2 in ambito scolastico,
– per lo screening dei contatti di caso in bambini anche se la scuola non fa parte del Piano di Monitoraggio,
– in operatori sanitari e socio-sanitari nel contesto degli screening programmati in ambito lavorativo.
In caso di positività del test salivare molecolare non sarà necessario effettuare un test di conferma su campione nasofaringeo/orofaringeo. Nell’ambito del monitoraggio scolastico, la raccolta del campione salivare potrà essere effettuata anche con modalità di auto-prelievo a domicilio da parte dei genitori/tutori (se previsto auto-prelievo dal fabbricante e in coerenza con la normativa sui dispositivi medici e le disposizioni regionali), seguendo un preventivo iter formativo per il conseguimento della necessaria confidenza con i dispositivi di raccolta.
La nuova circolare del Ministero della Salute sembra bocciare senza appello le proposte portate avanti avanti in Parlamento nelle scorse settimane da Lega e Fratelli d’Italia sui tamponi salivari. Proposte culminate nella presentazione e approvazione alla Camera di tre Ordini del giorno al decreto “misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche” – a firma Caretta (FdI), Lollobrigida (FdI) e Cavandoli (Lega) – con i quali si chiedeva un approfondimento degli organismi tecnico-scientifici, da concludersi entro 60 giorni, per valutare la possibilità di riconoscere la validità dei test salivari antigenici rapidi ai fini dell’ottenimento del green pass.
Ebbene oggi, in tempi ben più rapidi rispetto ai 60 giorni richiamati negli ordini del giorno, dalla circolare pubblicata dal Ministero della Salute sembra arrivare un secco “no” a quella richiesta. Nel documento si legge infatti che i test antigenici rapidi su saliva, “sulla base delle evidenze disponibili, non sono al momento raccomandati come alternativa ai tamponi oro/nasofaringei, in quanto non raggiungono i livelli minimi accettabili di sensibilità e specificità”. Alla luce di queste considerazioni, sarebbe quindi paradossale riconoscere un test poco attendibile ai fini della certificazione Covid.
Discorso diverso, invece, per quel che riguarda i tamponi salivari molecolari. Sebbene il test molecolare su campione respiratorio nasofaringeo e orofaringeo resti tuttora il gold standard internazionale per la diagnosi di Covid in termini di sensibilità e specificità, “recenti evidenze scientifiche sui test salivari molecolari hanno individuato valori di sensibilità compresi tra il 77% e il 93%, inoltre, alcuni studi condotti in ambito scolastico hanno riportato una elevata concordanza tra i risultati ottenuti con test molecolare salivare e con test molecolare su campione nasofaringeo e orofaringeo”. I test salivari molecolari sembrano quindi uscire a pieni voti da questa valutazione. Ricordiamo che sono gli stessi per i quali si era recentemente battuta anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, chiedendo al Governo di estenderne l’utilizzo.
Ma anche in questo caso le richieste di FdI risultano frustrate da alcune complicazioni delle quali sembrano non aver tenuto conto. Sempre nella circolare del Ministero della Salute si legge infatti come l’impiego dei test salivari molecolari “richiede un numero più elevato di passaggi che comportano tempistiche più lunghe per il processamento dei campioni”. Il rischio di estenderne l’utilizzo è quindi quello di “sovraccaricare i laboratori di microbiologia regionali”, dal momento che questi, oltre alle attività ordinarie, dovranno analizzare anche i tamponi salivari molecolari impiegati per il monitoraggio della circolazione di Sars-Cov-2 in ambito scolastico. Da qui la raccomandazione del ministero della Salute di limitare l’utilizzo dei tamponi salivari molecolari solo per individui (sintomatici o asintomatici) fragili con scarsa capacità di collaborazione (ad esempio anziani in Rsa, disabili, persone con disturbi dello spettro autistico), per i bambini e per campagne mirate di screening nelle scuole oltre che sugli operatori sanitari e socio-sanitari.