Il Corriere del Veneto Avanti così, non si poteva andare. Occorreva trovare una sintesi, per quanto laboriosa, pena l’acuirsi delle spaccature interne e del disorientamento della base. E la sintesi, alla fine, è stata trovata. Il leader della Lega Matteo Salvini ne ha dato notizia ieri, al termine della video conferenza con i «suoi» presidenti di Regione, dal veneto Luca Zaia al friul-giuliano Massimiliano Fedriga, dal lombardo Attilio Fontana al trentino Maurizio Fugatti, dal sardo Christian Solinas all’umbra Donatella Tesei ed il calabrese Nino Spirlì.
Si tratta della proposta leghista al governo Draghi sul modo più efficace per affrontare la pandemia nei mesi a venire, schematizzata in cinque punti che vanno a toccare tutti i temi più sensibili del dibattito politico degli ultimi giorni. Un modo per rilanciare al tavolo con Pd e Movimento 5 Stelle, ma anche per mettere un po’ d’ordine nella confusione che di recente si è vista all’interno della stessa Lega, con troppe voci in ordine sparso e troppe persone a confondere le proprie idee personali con la linea ufficiale del partito.
E dunque, innanzitutto c’è l’invito a promuovere la campagna vaccinale, «riconoscendo l’efficacia dell’impegno dei sindaci, delle Regioni, della struttura commissariale e del governo: va evidenziato che un incremento delle adesioni può essere ottenuto con informazioni corrette, salvaguardando la libertà ed evitando obblighi o costrizioni, che potrebbero servire solo in via eccezionale per alcune categorie specifiche». È «il modello veneto» perorato da Zaia, che punta su dialogo e lotta alle fake news, con una parziale apertura all’obbligo limitatamente ad alcune categorie di lavoratori, come già è accaduto con i sanitari (una posizione ben diversa dal niet perentorio di Salvini, che aveva schierato la Lega contro l’obbligo senza se e senza ma, sostenendo che questo «non esiste negli altri Paesi europei»).
Quindi il Green Pass: via libera alla certificazione «per favorire aperture in sicurezza a partire dai grandi eventi (per esempio, concerti o eventi sportivi), ma senza complicare la vita agli italiani» si legge nella proposta leghista. Anche qui il Carroccio si riposiziona in senso più moderato rispetto a quanto vanno dicendo esponenti come il deputato Claudio Borghi, alfiere della linea dura contro il Green Pass: c’è un riconoscimento esplicito all’utilità della certificazione verde per la ripartenza in sicurezza delle attività economiche – tema caro al mondo produttivo veneto – mentre non si capisce esattamente la portata di quel «senza complicare la vita degli italiani», che suona come un’enunciazione generica, tutta da declinare nella pratica di ogni giorno.
Altro punto messo a segno da Zaia, quello di cui al numero 3 della nota: tamponi gratuiti sì, ma solo «per alcune categorie, così da permettere agevolmente l’ottenimento del Green Pass, ad esempio per i minori che fanno sport o le persone che non possono vaccinarsi». Esattamente la distinzione fatta dal presidente del Veneto, che aveva bollato la gratuità per tutti come «una scappatoia dal vaccino», inaccettabile dal punto di vista etico (con i No Vax a farsi pagare i test ogni tre giorni dalla collettività) e dal punto di vista organizzativo (la macchina della sanità non può reggere «onde anomale» da 50 mila test al giorno).
Quindi gli ultimi due punti: la possibilità di usare tamponi salivari molecolari per il Green Pass (altra battaglia di lungo periodo di Zaia, peraltro la sperimentazione sui molecolari salivari è partita dall’equipe dell’università di Padova guidata dal professor Mario Plebani) e l’estensione dell’utilizzo degli anticorpi monoclonali, su cui il Veneto è di nuovo in prima fila, avendo già disposto l’adeguamento alle linee Aifa che consentono l’uso dei monclonali su tutti i pazienti e non solo sugli over 65 e gli under 65 con patologie.
«Bene Zaia, ma avrà la forza di imporre la sua linea a livello nazionale? Saprà far pesare i suoi voti?» aveva stilettato il capogruppo del Pd in Regione Giacomo Possamai nei giorni più duri del braccio di ferro con Salvini. A giudicare dalla nota di ieri, pare che il presidente ci sia riuscito.