I carabinieri hanno sequestrato una fiala di vaccino appartenente allo stesso lotto di quella somministrata ad Alessandro Cavarretta, il 51enne veneziano morto il 21 agosto, tre giorni dopo aver ricevuto la prima dose di Pfitzer al drive through di Oriago. L’ordine è arrivato dal sostituto procuratore Giovanni Gasparini, titolare dell’inchiesta per omicidio colposo – per ora senza persone iscritte nel registro degli indagati – che punta a fare luce sulle cause del decesso.
Le prime risposte potrebbero arrivare già domani, quando è in programma l’autopsia. Ma se non emergesse alcuna spiegazione al malore che ha stroncato la vita dell’uomo, la procura si riserva la possibilità di analizzare il contenuto della provetta prelevata ieri mattina dai carabinieri di Mira, che indagano in collaborazione con i colleghi del Nas. Nel frattempo, in via cautelativa, l’azienda sanitaria di Venezia ha deciso di sospendere l’utilizzo di tutte le fiale che appartengono al lotto, segnalandolo alle autorità così da mettere in guardia anche le altre Usl che hanno ricevuto parte di quello stock di vaccini.
«Alessandro non era un no-vax, in famiglia siamo quasi tutti vaccinati e lui non era affatto preoccupato. Per questo non voglio che la sua morte venga strumentalizzata per motivi politici ma soltanto sapere perché mio figlio oggi non c’è più» dice Francesca Papania, la madre di Cavarretta. «Se qualcuno ha sbagliato è giusto che ne risponda in tribunale».
L’anziana è nel giardino della casa che condivideva con il 51enne, nella periferia di Mira. Con lei ci sono Antonio, il gemello della vittima, ed Enza, la moglie di Bartolomeo, l’altro fratello di Alessandro. Sono tutti sconvolti.
«Era un brav’uomo, sempre disponibile con tutti», ricorda Antonio. «Lavorava come parcheggiatore ma aveva perso il posto dopo che l’azienda era entrata in crisi a causa della pandemia, e questo l’aveva messo in difficoltà. Mio fratello era un po’ depresso negli ultimi mesi, ma non aveva malattie e teneva sempre monitorato il suo stato di salute».
La famiglia racconta che inizialmente avrebbe dovuto sottoporsi alla prima dose il 17 agosto. «Ma quando si era presentato al drive through – continua il gemello – aveva avuto un attacco di tosse e per precauzione i sanitari l’avevano spedito a fare il tampone, che poi ha dato esito negativo. Così il giorno successivo era tornato a Oriago e aveva ricevuto il vaccino».
La madre racconta che la febbre era salita a 39 nell’arco di poche ore. «Anche il giorno successivo era stanco, spossato – ricorda la cognata di Alessandro – faticava a parlare, mangiava poco e avvertiva un gonfiore agli arti. Quando sono andata a trovarlo ho notato che la gamba destra era un po’ arrossata e anche il giorno successivo sono spuntati altri segni, perfino sulla fronte, come dei lividi…».
Cavarretta si era rivolto al medico di base. «Siamo andati insieme – spiega la madre – e il dottore ha detto che non c’era nulla di cui preoccuparsi, che il gonfiore era collegato al fatto che mio figlio era in sovrappeso e faceva poca attività fisica. Per questo gli ha prescritto un diuretico e l’ha rispedito a casa. Forse se gli avesse consigliato di andare al pronto soccorso…».
L’uomo è morto sabato, tre giorni dopo l’inoculazione. «L’ho trovato al mattino, accasciato sul letto – prosegue l’anziana – ho chiamato suo fratello e mia nuora Enza. Antonio ha cominciato a praticargli il massaggio cardiaco, seguendo le istruzioni che l’operatore del 118 gli impartiva al telefono, poi è arrivata l’ambulanza e i medici hanno provato in tutti i modi a rianimarlo, ma non ci sono riusciti».
Alessandro Cavarretta è morto così. Anche nel certificato di decesso si sottolinea la presenza di edemi agli arti inferiori. E questo fa pensare a una tromboembolia, che solo l’autopsia potrà confermare. Ma cosa l’abbia provocata e se in qualche modo sarebbe stato possibile salvargli la vita, è ciò che intende scoprire la procura di Venezia