Nuovi dati rilasciati dal ministero della Sanità israeliano confermano l’efficacia del vaccino Pfizer nella prevenzione della malattia grave, ma anche il calo della protezione dai contagi con il passare dei mesi dall’immunizzazione. Per chi si è vaccinato a gennaio, l’efficacia del vaccino è calata al 16%, mentre nello stesso lasso di tempo la protezione dalla malattia grave è data tra l’86% e il 94% e la prevenzione dai ricoveri tra l’82% e il 91%. Sono i dati su cui gli esperti israeliani hanno rimuginato per oltre un mese prima di procedere con la somministrazione del ” booster ” della terza dose agli over 60, un’operazione che in dieci giorni ha già coperto quasi il 50% di questa fascia di età, e che potrebbe essere a breve estesa agli over 40.
La campagna vaccinale si rispecchia nel bollettino quotidiano: ieri si sono registrati oltre 6mila positivi e i malati gravi sono 400 (al 90% over 50). A inizio gennaio (variante Alfa), il numero dei positivi era identico, ma i gravi oltre 700. Anche tra gli immunizzati che contraggono la variante Delta i dati del ministero dimostrano come il rischio di contrarre la malattia acuta sia decisamente inferiore: tra gli over 60, i casi gravi tra i non vaccinati sono 85,6 ogni 100mila persone, mentre tra gli immunizzati sono 16,3. Tra gli under 60, i casi gravi tra i non vaccinati sono 1,4 ogni 100mila, 0,5 tra gli immunizzati.
Nonostante i dati incoraggianti, nel Paese che era stato tra i primi al mondo a festeggiare la fine della pandemia tornano le restrizioni e da una decina di giorni è rientrata nel lessico comune la parola lockdown, ipotizzato nel caso in cui non si plachi la curva dei ricoveri gravi, che attualmente raddoppia ogni dieci giorni. Per evitarlo, la chiave sono i vaccini, dicono gli esperti: non solo la terza dose, ma fare il possibile per raggiungere quel milione di israeliani sopra i 12 anni che deve ancora ricevere la prima. Per Salman Zarka, il commissario per la lotta al Covid, per la maggior parte non si tratta di rifiuto ideologico, ma di inerzia o paure che possono essere superate con l’intervento a livello comunitario. Secondo i dati, una buona parte dei restii ai vaccini sono i cittadini che parlano arabo e russo, esposti a quantità di fake news esponenziali rispetto a quanto reperibile in ebraico.
Per incentivare l’inoculazione sono state inserite nuove misure: reintrodotto il Green Pass (e da ieri, per la prima volta, il tampone negativo dai 12 anni è a carico del cliente non vaccinato o guarito), nuova stretta all’aeroporto (il Paese continua a essere chiuso ai turisti dall’inizio della pandemia e dal 16 agosto è richiesta quarantena da quasi tutto il mondo, anche per i vaccinati), mascherine anche nei luoghi aperti in assembramenti di oltre 100 persone. Oggi il gabinetto Covid deciderà anche se rinnovare la limitazione dei raduni. «Tutti passi necessari che avrebbero dovuto entrare in vigore un mese fa per evitare oggi di porci di fronte alla minaccia di restrizioni più severe», secondo il professore Eli Waxman del Weizmann Institute, tra gli esperti che assistono governo. Per attutire l’impatto delle quarantene in vista dell’apertura dell’anno scolastico l’1 settembre — su cui pure pende la minaccia di rinvio — ieri è stata avviata una mega campagna sierologica volta a controllare il livello di anticorpi a tutti i bambini tra i 3 e i 12 anni. Altra misura in discussione: introduzione del braccialetto elettronico volontario (in alternativa, ritornano gli hotel Covid) per monitorare le quarantene di chi torna dall’estero. Il premier Naftali Bennett — che ha coniato un nuovo comandamento, “vaccina tuo padre e tua madre” per promuovere il ” booster ” — aveva fatto del “Mai più lockdown” lo slogan elettorale. I prossimi dieci giorni sono una sfida critica per il Paese e per il suo governo.
La Repubblica