Il Sole 24 Ore lunedì. Anche se il decreto sul green pass e il piano Scuola del ministro Bianchi sono arrivati solo giovedì scorso, l’operazione per il rientro in classe a settembre in realtà è partita già a febbraio, come ha ricordato il ministro Patrizio Bianchi. Ed è cresciuta, anche finanziariamente, nelle settimane successive con il decreto Sostegni di marzo, il Sostegni-bis di maggio (e relativi emendamenti parlamentari), le nuove risorse trovate dal ministero dell’Istruzione tra le pieghe del proprio bilancio e i fondi Pon (programma operativo nazionale). Fino a superare, sulla base di un conteggio appena realizzato da viale Trastevere, i 2,4 miliardi complessivi.
È un conto che tiene dentro un po’ tutto: dai 400 milioni per l’organico Covid ai 700 per la logistica e le misure di sicurezza fino ai 142 per ridurre le classi pollaio e i 646 della scuola digitale. Perché se è vero che il governo si è impegnato a ripartire con tutti gli studenti in presenza il recente passato, che non passa, e la variante Delta, che non retrocede, inducono a non accantonare del tutto la parentesi della Dad. Non fosse altro che per gli istituti o porzioni di territorio “rossi” o “arancioni” in cui, in casi eccezionali e in presenza di focolai, i sindaci e i governatori potranno disporre il ritorno delle lezioni a distanza.
Le risorse già stanziate
Quasi metà degli stanziamenti (1,1 miliardi) è già in circolo. La parte più cospicua riguarda il “piano estate”. Che il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha da subito immaginato come un «ponte» tra la fine del 2020/21, con gli strascichi lasciati dagli eccessi di Dad intercettati pure dall’Invalsi, e l’inizio del 2021/22. I 540milioni convogliati sui corsi per recuperare la socialità e rafforzare le competenze di base negli istituti di ogni ordine e grado sono stati divisi in tre rivoli: i 150 milioni del decreto Sostegni (Dl 41/ 2021), i 320 milioni del bando Pon e i 70 del Dm 48/2021 pr il miglioramento dell’offerta formativa. E tutti risultano giunti al traguardo.
Altrettanto cospicua (500 milioni tra i 150 del Sostegni e i 350 del Sostegni-bis) è la dote già distribuita per la logistica e la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Che significa approvvigionamento di mascherine, acquisto di sistemi di areazione, implementazione degli sportelli di sostegno psicologico, rafforzamento dell’inclusione degli alunni con disabilità. A cui si aggiungeranno a stretto giro i 200 milioni per l’edilizia leggera che arriveranno con un avviso pubblico destinato agli enti locali (su cui si veda Il Sole 24Ore del 4 agosto).
Chiudono il computo della “liquidità” trasferita i 121,1 milioni di aiuti al digitale (di cui 99 per i laboratori nelle materie Stem) che hanno ottenuto l’autorizzazione. In attesa che gli altri 525 (inclusi i 445 milioni di ReactEu per il cablaggio delle scuole) seguano lo stesso percorso.
I fondi pronti allo sblocco
Stando alla ricognizione del ministero sul tavolo ci sono quasi 1,3 miliardi pronti a finire in circolo. Dei 200 milioni per l’edilizia leggera e dei 500 e passa per la digitalizzazione da migliorare abbiamo detto. Ma in rampa di lancio ci sono soprattutto i 400 milioni per i docenti e il personale Ata dell’organico Covid che serviranno a svolgere i corsi di recupero dal 1° settembre e sdoppiare le classi per la ripartenza dove ci sono problemi di spazi. Di questi, 350 milioni saranno assegnati in base a 3 criteri (incidenza del numero di alunni, classi con oltre 23 studenti e indice di fragilità nazionale) e gli ultimi 50 avranno una funzione perequativa. In base a una prima simulazione la fetta più cospicua di risorse andrà al Lazio (48 milioni) davanti alla Lombardia (42 milioni) e alla Campania (37).
Che la variabile dei metri quadri a disposizione di allievi e insegnanti rischi di essere cruciale per il ritorno in classe al 100% lo testimonia poi la scelta di stanziare altri 142 milioni per ridurre le classi pollaio. Attraverso un tris di interventi, ancora da sbloccare però: 50 milioni di fondi Pon per le scuole statali e paritarie, 22 milioni del Sostegni Bis per le sole istituzioni pubbliche che hanno più di 5 classi con più di 26 (se primarie o medie) o 27 ragazzi e ragazze (nelle superiori), 70 da devolvere a comuni e province per affitti e noleggi di spazi aggiuntivi. E dove non arriveranno i fondi arriverà l’allentamento delle regole sul distanziamento deciso dal Cts e normato dal Dl sul green pass. Dove non ci sarà il metro infatti basterà non togliere la mascherina.
Via la mascherina se gli alunni sono tutti guariti o vaccinati. In zona bianca tornano dopo un anno e mezzo le gite scolastiche
Sono alcune delle raccomandazioni che il ministero dell’Istruzione è pronto a inviare alle scuole – dopo il decreto sul green pass e le linee guida del Piano Scuola 2021/22 – con un nuovo protocollo di sicurezza.
Anche alla luce del Dl varato giovedì, il testo presentato ai sindacati conferma il metro di distanza (sia in posizione statica che dinamica) e i due metri tra banchi e cattedra del docente (anche nelle zone bianche). Se gli spazi non ci sono, si può restare in classe anche con meno di un metro di distanza, ma utilizzando la mascherina.
Nelle aree di distribuzione di bevande e snack, sarà il preside a prevedere norme ad hoc che evitino gli assembramenti. Sempre il dirigente scolastico, dovrà predisporre eventuali ingressi e uscite ad orari scaglionati, anche utilizzando accessi alternativi sempre per garantire la massima sicurezza di tutti.
Anche a settembre, non si potrà entrare a scuola se sussistono le condizioni di pericolo (soggetti con sintomatologia respiratoria o temperatura corporea superiore a 37,5°; provenienza da zone a rischio o contatto con persone positive al virus nei 14 giorni precedenti, etc.) stabilite dalle autorità sanitarie competenti.
Per ciascun lavoratore c’è l’obbligo di informare tempestivamente il dirigente o un suo delegato della presenza di qualsiasi sintomo influenzale durante lo svolgimento della propria prestazione lavorativa o della presenza di sintomi negli studenti presenti all’interno della scuola.
Un capitolo finale del protocollo (12 articoli complessivi) riguarda la gestione dei casi sintomatici. Qui si conferma la procedura già prevista: il soggetto interessato dovrà essere invitato a raggiungere la propria abitazione e scatteranno segnalazione e contact tracing da parte della Asl competente.
Cambia invece la quarantena, per adeguarsi alle nuove regole del ministero della Salute: per i soggetti che hanno completato il ciclo vaccinale, questo periodo può limitarsi a 7 giorni, a condizioni che, al termine, si faccia un test diagnostico (e l’esito sia negativo). Il rientro a scuola di personale e studenti che hanno avuto il Covid-19 deve essere preceduto da tampone negativo e certificazione medica.
Degno di nota, infine, è il ritorno dopo un anno e mezzo delle gite scolastiche e delle visite d’istruzione, quanto meno in zona bianca. Un altro pezzetto di normalità portato in dote non dal protocollo ma dalla versione finale del Piano Scuola.