Ennesima giornata di passione, la vigilia dell’odierna entrata in vigore del Green Pass, obbligatorio sopra i 12 anni per mangiare al chiuso nei locali pubblici, andare allo stadio, a teatro e al cinema, accedere a musei, mostre, sagre e fiere, convegni e congressi, centri termali, piscine, palestre, parchi tematici e di divertimento, centri culturali, sociali e ricreativi, casinò, sale gioco, scommesse e Bingo. Mentre il governo perfezionava il relativo decreto ampliandone l’applicazione a personale scolastico, studenti universitari e mezzi di trasporto a lunga percorrenza, ieri sera i «No Green Pass» hanno manifestato di nuovo il loro dissenso nelle piazze del Veneto. Ma stavolta niente cortei di migliaia di persone, solo piccoli gruppetti — 20 presenze a Padova e 40-50 nelle altre città, col picco delle 115 di Verona — controllati dalla Digos. Forse perché dopo gli ultimi sit-in i contagi giornalieri sono esplosi dai 55 del primo luglio ai 629 del 31.
Nell’ambito del braccio di ferro tra il tentativo di arginare la quarta ondata del Covid-19 e un’ideologia no vax emergono due dati di fatto. Primo: i veneti aventi diritto alla certificazione verde (rilasciabile con ciclo vaccinale completo o a 15 giorni dalla prima dose, oppure con l’esito negativo di un tampone effettuato nelle ultime 48 ore o con l’attestazione di guarigione dall’infezione nei sei mesi precedenti), sono 2.946.417. Cioè i residenti immunizzati almeno con la prima dose di anti-Covid, che rappresentano il 70,6% della popolazione. Secondo: il decreto non chiarisce chi controlla i controllori. Sta ai gestori dei vari esercizi o ai promotori degli eventi citati sincerarsi che i clienti abbiano le carte in regola, tramite la app «VerificaC19» sviluppata dal ministero della Salute. Ma chi si accerta che l’operazione venga effettivamente eseguita? «Nel decreto non è indicato — dice Vittorio Zappalorto, prefetto di Venezia —. Al momento non sono previsti controlli in tal senso da parte delle forze dell’ordine, che comunque in questa fase non sarebbero in grado di ottemperarli, perché a ranghi ridotti a causa delle ferie. Il personale in servizio è impegnato sul fronte della movida e delle misure anti-Covid, per evitare assembramenti. Se ne riparlerà a settembre, anche perché nel frattempo dovrebbe arrivare una circolare dal ministero dell’Interno, come è avvenuto per i controlli disposti durante il lockdown. Ma — avverte il prefetto — si tratterà di verifiche a campione. Il compito istituzionale delle forze di polizia è garantire l’ordine pubblico e la sicurezza: il riscontro del rispetto delle misure di contenimento della pandemia rischia di distrarle da tale funzione. Insomma, o corriamo dietro ai ladri o facciamo le ispezioni nei locali. E’ un problema garantire entrambe le cose, visti anche gli organici sempre più ridotti».
E proprio eventuali problemi di ordine pubblico che potrebbero sollevare avventori o spettatori di concerti e spettacoli sprovvisti di Green Pass sono all’attenzione del prefetto di Verona, Donato Cafagna. Ieri ha convocato il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, che ha deciso di lanciare una campagna informativa al grande pubblico e vagliare alcune operazioni d’emergenza, come l’ipotesi di effettuare tamponi direttamente all’ingresso dei teatri.
Tensioni scomparse invece per gli albergatori, dopo la dispensa dall’obbligo di Green Pass nei ristoranti degli hotel concessa dal governo agli ospiti. «Ottima notizia — nota il presidente di Federalberghi Veneto, Massimiliano Schiavon — avevamo più volte puntualizzato che i nostri clienti sono già tracciati al check-in. La certificazione verde non è richiesta loro né per accedere in hotel né per fruire della ristorazione interna. Ora sanno che possono trascorrere le vacanze in serenità, sempre nel rispetto delle misure anti-Covid».
Novità anche per l’Università, che dovrà chiedere il Green Pass non solo al personale ma pure agli studenti. «Sono d’accordo con questa decisione del governo — dichiara il rettore Rosario Rizzuto — dopo due anni molto difficili, in cui non abbiamo mai potuto accogliere gli allievi di uno stesso corso tutti contemporaneamente in aula, riavremo la nostra vera vita universitaria, che ci è mancata molto. L’Ateneo conta 60mila studenti, 20 mila matricole, era impensabile ospitarli tutti insieme con le regole del distanziamento. Ora è finalmente tempo di ripartire, il vaccino ce lo consente. Saremo però inclusivi nei confronti degli iscritti sprovvisti di Green Pass, che potranno seguire le lezioni a distanza. Abbiamo risposto all’emergenza con grande efficacia — chiude Rizzuto — adesso è ora di tornare alla normalità».