Il Corriere del Veneto. Le «motivazioni» per il no al vaccino anti Sars Cov-2 sono le più varie. «Obesità intrattabile nonostante dieta ipocalorica solo vegetale». Per dirne una. Se poi ci si aggiunge «probabile deficit severo di vitamina D» resta il dubbio che per concretizzare quel «probabile» sarebbe bastato un esame del sangue. E poi, ancora, «sindrome depressiva», «allergia al lattice», «rinosinusiti», «vertigini». Ma il campionario delle «motivazioni» fornite dai sanitari no vax alle commissioni che in ogni Usl stanno procedendo all’ultima verifica prima di far partire i provvedimenti di sospensione dal lavoro (e dello stipendio) è ben più vario. C’è la raucedine ma anche l’alitosi (sic!), l’astenia, l’insonnia, la sonnolenza. Ma si arriva a specificare che un sanitario è «affetto da dispepsie dopo pizza, birra e funghi». Le somme tratte sommando alcuni di questi sintomi è che «lo stato infiammatorio pluriorgano» aumenterebbero il rischio di reazioni avverse al vaccino Covid.
Uno dei grandi cavalli di battaglia di chi, fra i medici, reclama l’esenzione dall’obbligo vaccinale è il grande capitolo delle allergie. Dalle fragole ai gettonatissimi pomodori, dal cioccolato ai crostacei. Per amor di precisione va detto che ogni Usl ha allestito, fin da subito, punti vaccinali dedicati esclusivamente a soggetti con allergie. Fra le auto dichiarazioni fornite alle commissioni competenti per l’obbligo vaccinale, non si contano i casi di asma giovanile salvo poi appurare che gli episodi asmatici non si sono più ripetuti sino all’attuale età dei sanitari: fra i 50 e i 60 anni. E poi, ancora, c’è il grande capitolo dei regimi alimentari particolari.
Citiamo un caso su tutti: un sanitario ha fatto presente che la sua adesione alla «dieta paleolitica» non è compatibile con la vaccinazione anti-Covid. Conosciuta anche come Paleo dieta, questo regime alimentare prevede di consumare solo cibi reperibili nella preistoria: carne (soprattutto magra), pesce, crostacei e molluschi, verdura, semi, radici, bacche, frutta e miele. «Pare quasi che non siano medici quelli che scrivono certe motivazioni, – si sfoga un dirigente medico – la maggior parte si trincera dietro pregresse patologie, asma da giovane, gente che ha avuto allergie ma ora non più. Eppure non ce n’è uno con esenzione dal ticket». La preoccupazione, alta, è che, soprattutto nei casi dei medici di base, il sanitario no vax possa influenzare i più dubbiosi fra i propri assistiti in merito all’opportunità o meno di vaccinarsi. Il rapporto fiduciario con il proprio medico di famiglia diventa leva potentissima in un senso o nell’altro: pro o contro il vaccino.
Fra chi, all’interno delle aziende sanitarie ma anche negli ordini professionali, deve analizzare e valutare le motivazioni addotte dai colleghi che non si sono piegati alla vaccinazione negli ultimi quattro mesi, da quando, cioè, è scattato l’obbligo con un decreto del ministro della Salute, regna lo sconforto. «Mi sembra impossibile che un collega rifiuti il vaccino – si sfoga un altro medico coinvolto nell’analisi delle pratiche – non siamo al bar, qui siamo all’interno della comunità medica. I vaccini, per fare questo mestiere, li abbiamo studiati all’università in almeno cinque esami: immunologia, patologia generale, microbiologia, igiene e tutta la medicina interna. Dobbiamo ricordare che la legge prevede il personale sanitario si vaccini, non si discute. C’è la responsabilità del sistema sanitario verso i pazienti che curiamo ogni giorno negli ospedali».
Infine ci sono le più recenti «tendenze» per giustificarsi. L’auto vaccinazione di cui riferiamo ampiamente nell’altro articolo in pagina e l’ammissione più candida: «ormai la categoria sanitaria è vaccinata per il 90%, non c’è bisogno che mi vaccini anch’io