Repubblica. La Francia traina l’exploit di contagi in Europa. Con oltre 18mila nuovi casi nelle ultime 24 ore, il paese d’oltralpe registra, per la prima volta dall’inizio della pandemia, il più importante aumento di casi: il 150% in più della scorsa settimana. Un’impennata “mai vista” dovuta alla variante Delta, come ha dichiarato il ministro della Salute, Olivier Veran. In Italia si teme l’esplosione imminente. Gli indicatori sono chiari: per la seconda settimana consecutiva i contagi raddoppiano. Considerati i 3.358 casi di ieri, in sette giorni l’Italia ha visto 19.384 nuovi positivi, contro i 9.007 della settimana precedente, per un incremento del 115%. E in particolare alcune regioni spingono gli indicatori verso cifre sempre più elevate: in Veneto, nel giro di due settimane, i casi sono aumentati del 270%, in Sardegna sono triplicati, stessa cosa nel Lazio, che da 1.029 casi totali della settimana scorsa passa ai 3.090 registrati negli ultimi sette giorni.
Roma, poi, fa testo a parte. I contagi sono quintuplicati, l’età media ha raggiunto i 28 anni. La capitale è diventata un grande focolaio. La settimana tra lunedì 28 e domenica 4 luglio a Roma si contavano 293 casi. Domenica scorsa, la somma su sette giorni toccava i 1.491 casi. L’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, lo chiama «l’effetto Gravina». E si rivolge al presidente della Figc per chiedere il conto più salato. In tre settimane, d’altronde, è successo di tutto: proprio il 28 giugno terminava l’obbligo di mascherina in strada, poi le tre partite dell’Europeo: i quarti di finale Italia-Belgio del 2 luglio, la semifinale Italia-Spagna del 6 luglio, la finale dell’11 luglio, con gli assembramenti in piazza e davanti ai maxischermi dei bar di tutta Italia. Ma poi, solo a Roma, è arrivata la stoccata finale, colpo di coda conclusivo di quelle che sono state definite «48 ore di follia»: un corteo spontaneo, uno tsunami di tifosi che il giorno dopo la vittoria azzurra si sono riversati per le strade del centro città, tutti a inseguire Chiellini e i suoi, portati in giro in processione da un pullman scoperto.
A Roma, dopo le partite di quarti e semifinale, si è sviluppato il focolaio del pub Clifton, quartiere Monteverde, il più grande d’Italia, tra quelli noti, in questo momento, che conta 105 persone (età media 21 anni) solo per quanto riguarda i link diretti al pub, più altri 46 contagiati in due cluster di risulta (causati da avventori del pub), per un totale di 151 persone positive. Sembra quasi che la città sia in preda a una sorta di amnesia collettiva, che ha contagiato, ancora prima della variante Delta, il suo variegato popolo. Con la fine dell’obbligo di mascherina all’aperto, sono cessati tutti gli accorgimenti, in termini di contenimento del virus, quelle “regole auree” — distanza, mascherina in caso di affollamenti, igiene delle mani — che ancora più dei bollettini pomeridiani hanno scandito, l’ultimo anno e mezzo di pandemia. Basta uscire la sera per rendersene conto: tra Trastevere e San Lorenzo, Ponte Milvio e il Pigneto, ovunque ci sia movida le mascherine sono solo un lontano ricordo.