Repubblica. Una rovente, drammatica settimana nel futuro. Quella appena trascorsa, tra la fine di giugno e i primi di luglio, è un perfetto assaggio di ciò che accadrà sempre più spesso: in sette giorni città distrutte dalle fiamme, altre allagate e devastate da centinaia di millimetri di pioggia caduti in poche ore, nuovi record di calore in luoghi solitamente freddi, rari tornado, invasioni di cavallette nate dopo una siccità estrema che divorano ettari di raccolti. Una settimana dove soffoca perfino la “casa” di Babbo Natale, con la Lapponia che supera i 33 gradi centigradi, o dove colonne di fumo si alzano in tutta la Siberia che brucia.
Non è normalità, ma nemmeno “clima impazzito”: è l’esempio del mondo che ci aspetta — se non riusciremo a frenare le emissioni — e di cui gli scienziati ci avvertono già da oltre 40 anni. Per cautela, i climatologi ricordano che ogni evento meteo, tempesta o ondata di calore, è difficile da attribuire al cambiamento climatico: se si guarda al contesto però — la crescita delle emissioni ha portato negli ultimi trent’anni le temperature a salire e i fenomeni meteo a essere più intensi e letali — è impossibile negare la mano della crisi climatica.
In un anno, il clima rovente uccide persino più del Covid: da inizio pandemia le vittime della malattia sono circa 4 milioni; più di cinque milioni le morti che ogni anno possono essere attribuite a temperature anomale provocate dai cambiamenti climatici, sostiene uno studio appena pubblicato su The Lancet Planetary Health da ricercatori cinesi. Quello a cui dovremo abituarci, la settimana di anticipo del futuro ce l’ha mostrato chiaramente: nessuno è al riparo.
Mai, i cittadini di Lytton in Canada, avrebbero pensato di vedere la colonnina di mercurio sfiorare i 50 gradi. Quando per tre giorni di fila le temperature hanno sfondato ogni record, i boschi hanno iniziato a bruciare: gli abitanti raccontano di aver avuto appena 15 minuti prima di raccogliere le proprie cose e scappare. Poi Lytton è andata distrutta. «Un tempo i record di caldo si battevano a distanza di venti anni, non un giorno dopo l’altro. È preoccupante, siamo in un pungiball climatico in cui a volte è il caldo del Sud a colpirci, a volte le correnti da Nord» spiega Antonello Pasini, fisico del clima del Cnr. «Al di là delle ondate di calore — aggiunge — appena si ritira l’anticiclone arrivano correnti fredde che creano disastri. Anche oggi (ieri, ndr ) pesanti temporali in Italia, la grandine a Novara. Sì, oggi ci preoccupa il caldo, ma deve allarmarci ancor più quello che succede dopo: si riscaldano suoli e mari e quando mutano le correnti arrivano eventi estremi che diventano più intensi. La settimana trascorsa ne è un chiaro assaggio».
Sette giorni in cui si sono registrati a distanza di poche ore fenomeni come quelli di Hokane, in Giappone, dove in soli tre giorni sono caduti 805 mm di pioggia, oppure chicchi di grandine in Polonia di oltre 14 centimetri di diametro, i più grandi mai osservati nel Paese. Nello stesso tempo, mentre al largo dei Caraibi cresceva l’uragano Elsa, l’Europa che ci immaginiamo “fredda” superava a Nord i 35 gradi.
In Repubblica Ceca un devastante tornado uccideva invece almeno sei persone, ferendone oltre duecento. E sei in Sud America c’erano estremi di freddo in Bolivia e Paraguay, in India monsoni precoci allagavano i villaggi e la Tunisia batteva il suo record assoluto di giugno: 48.7 gradi.
Primati a cui dovremmo abituarci, perché quello che sta accadendo negli ultimi anni è un trend che parla chiaro: 11 dei 12 anni più caldi di sempre si sono verificati dal 2000 a oggi. Come ha ricordato l’Onu, d’altronde, “la temperatura media globale del 2020 è stata di 1,2 gradi al di sopra dei livelli preindustriali, pericolosamente vicina al limite di 1,5 gradi stabilito dall’Accordo di Parigi”. E i lockdown da pandemia hanno “fatto ben poco per frenare la crisi climatica, le emissioni continuano a salire”. La natura ci sta avvertendo ancora: senza una globale inversione di rotta, ci ritroveremo settimane come questa una dopo l’altra.