Corriere del Veneto. Se a livello nazionale il famoso network di centri specializzati nella tipizzazione del Covid-19 non è mai nato, in Veneto sarà ufficializzato stamattina da una circolare della dottoressa Francesca Russo, a capo della Direzione regionale Prevenzione. All’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, coordinatore, si affiancheranno le Microbiologie di Padova, Mestre, Vicenza e Verona e in seguito, se necessario, le altre dieci. «L’obiettivo è di sequenziare tutti i tamponi positivi al Covid-19 — spiega Russo — per individuare le varianti. E in particolare la Delta, o indiana, che ci preoccupa perché molto più diffusiva dell’inglese (del 60%, secondo l’ultimo aggiornamento del ministero della Salute, ndr ). Abbiamo completato una procedura ad hoc, facilitata da una piattaforma informatizzata, secondo la quale se i tamponi positivi sono pochi si sequenziano tutti, altrimenti si può evitare di tipizzare quelli relativi ai conviventi dei casi indice. Gli esiti saranno inseriti di volta in volta nella banca dati nazionale».
E’ la base di un nuovo Piano di Sanità pubblica sviluppato dalla Regione, ispirato alle linee guida internazionali diffuse dall’Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) e finalizzato al contenimento della variante Delta. La netta riduzione dei contagi consente di allargare il tracciamento dei contatti e di metterli tutti in quarantena, ma il «quid» in più è la creazione di «un’area verde, geografica e familiare-sociale» attorno al soggetto infettato dalla Delta. «I contatti saranno messi in isolamento per dieci giorni e se al termine non evidenzieranno sintomi, i non vaccinati riceveranno dall’Usl di appartenenza l’offerta di assumere l’anti-Covid — spiega la responsabile della Prevenzione —. Non è obbligatorio ma fortemente raccomandato e vale per tutti coloro che appartengano all’area verde: familiari, amici, conoscenti, colleghi di lavoro, utenti di un Distretto sanitario, residenti nello stesso condominio, nella medesima via o piccolo Comune del caso indice. Adesso un certo numero di contatti ci sfugge, anche perché non ci vengono rivelati: con il nuovo piano da una parte allarghiamo la protezione attorno al contagiato e dall’altra recuperiamo alla vaccinazione gli incerti. Aver corso da vicino il pericolo di contrarre il virus può essere una motivazione in più — aggiunge Russo —. Andremo a immunizzare le persone anche a domicilio, nella palazzina, nel quartiere».
I primi a essere chiamati saranno gli over 60 e i vulnerabili, questi ultimi protetti all’81% ma si vorrebbe arrivare oltre il 90%. Anche i vulnerabili colpiti dall’infezione saranno vaccinati a 3 mesi dalla guarigione e non con una dose, ma con le due raccomandate dall’Ecdc. Chi invece, tra i contatti dei casi indice di variante Delta, ha già ricevuto la prima, si vedrà anticipare il richiamo in base alle iniziali indicazioni dei produttori. Quindi la seconda dose di Pfizer Biontech e Moderna, ora garantita attorno ai 35 giorni di media, sarà inoculata rispettivamente a 21 e 28 giorni, mentre per AstraZeneca si virerà sulle quattro settimane invece delle attuali 12.
Per scovare le varianti (la Delta è emersa finora nell’11,11% dei test positivi) è necessario poter disporre di un congruo numero di tamponi e quindi chiunque volesse sottoporvisi «da volontario» o per necessità può andare in qualunque Covid point del Veneto e lo avrà senza prenotazione e gratis. Il 40% del totale sarà molecolare, ma gli altri possono essere nasali o salivari, decisamente meno invasivi. «Io stesso lunedì ne ho fatti tre, per aumentare la media — rivela il governatore Luca Zaia — ne eseguiamo 350 ogni 100mila abitanti, come se fossimo in area arancione, ma vorremmo salire ai 500/600 della zona rossa». Tornando ai vaccini, in magazzino ce ne sono 556mila e meno di una decina di turisti (tra cui una signora che trascorrerà tre mesi in montagna) ha richiesto la seconda dose. Visto che avanzano 236mila dosi di AstraZeneca e 118.121 di Johnson&Johnson anche perché tanti over 60 non li vogliono, è lasciato alla discrezionalità del medico proporre loro gli altri sieri.