Repubblica. La parola d’ordine è sequenziamento. L’Italia non vuole aspettare senza fare niente che anche da noi la variante Delta prevalga sulle altre e faccia aumentare il numero di casi. Così le Regioni sono state invitate, in un alert che cita l’esplosione di casi in alcune strutture ospedaliere della Finlandia (che comunque non è in difficoltà), a far crescere l’attività di analisi che serve a capire appunto quale tipo di coronavirus ha provocato l’infezione.
L’idea, visto che i nuovi casi giornalieri ormai sono pochi, è di sequenziare tutti i positivi per scoprire se hanno la variante che un tempo era chiamata indiana. Ci sono realtà locali che per trovare la Delta fanno già approfondimenti su tutti i tamponi che rilevano l’infezione, come la Lombardia. Altre invece sono un po’ più indietro e potrebbero essere aiutate da chi ha più disponibilità di laboratori. Per partire va comunque risolto il problema dei costi, che sono alti. Ieri si è discusso di come contrastare la variante, anche con un rinforzo del tracciamento e dei tamponi duranta un incontro tra il Cts il ministro alla Salute Roberto Speranza e i sottosegretaria Andrea Costa e Pierpaolo Sileri.
«Roma vorrebbe fare un sequenziamento a tappeto — conferma Fausto Baldanti, virologo del San Matteo di Pavia — È una cosa giusta perché ci permetterebbe di capire che varianti circolano. Ci sono però dei problemi, ad esempio tutti i tamponi non sono sequenziabili perché alcuni hanno la carica virale bassa. Inoltre devono essere analizzati da persone esperte». La Lombardia ha deciso di genotipizzare tutti i tamponi dei nuovi positivi. «È una procedura più semplice che consente di dare la priorità ai campioni che saranno oggetto del sequenziamento. Prima facciamo uno screening che identifica la variante inglese, attualmente al 70%. Di questi campioni uno su 10 a caso viene sequenziato, per avere la riprova della correttezza del dato. Tutto ciò che non è inglese, il 30%, viene poi sequenziato». Così in Lombardia sanno che la Delta rappresenta il 3% dei nuovi casi. Il dato nazionale non sarebbe molto diverso ma è basato su tamponi fatti oltre due settimane fa. Bisogna capire nel frattempo quanto è crescita la presenza della variante temibile perché più contagiosa.
Il problema è, appunto, che bisogna fare più approfondimenti e le autorità sanitarie promettono da tempo di voler migliorare la rete dei laboratori ma i risultati non si vedono ancora. «La verità in Italia sulla variante Delta la scopriremo per ultimi perché non sequenziamo. Per fermare la pandemia, le varianti del virus, bisogna fare i tamponi, servono tracciamento, sequenziamento, isolamento dei focolai. Bisogna fare quello che non si è fatto lo scorso autunno ». A parlare è il consulente del commissario straordinario, generale Francesco Figliuolo, e direttore scientifico di Consulcesi Guido Rasi, già numero uno dell’Ema, che ieri ha presentato un suo libro sul virus. Anche Andrea Crisanti, microbiologo di Padova, mette in guardia, parlando al podcast di Repubblia Metropolis: «Ci dobbiamo impensierire nella misura in cui non abbiamo un sistema di controllo e di filtro per evitare che le varianti entrino nel nostro Paese». Riguardo ai timori legati alla Delta, Figliuolo spiega: «Se sono preoccupato dalla variante? Credo preoccupi tutti, ma gli scienziati dicono di aver fiducia e noi sappiamo che statisticamente le persone che hanno ricevuto due dosi di vaccino sono veramente protette dall’ospedalizzazione o dalla terapia intensiva o dall’evento più nefasto».
In Inghilterra la variante continua a tenere alto il numero dei casi, e a far discutere sull’opportunità di fare semifinali e finale degli europei allo stadio londinese di Wembley. E ieri, al vertice dei leader Ue a Bruxelles, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha proposto una stretta per i viaggiatori che provengono dalle aree a rischio. In Italia ci sono vari focolai. A Torre del Greco in Campania i casi sono saliti a 82, con due ricoveri in ospedale.