«In una situazione come l’attuale attenuare l’obbligo della mascherina mi sembra un azzardo», non è favorevole all’abbassamento della guardia Paolo Villani, professore di Igiene e direttore del dipartimento di Sanità pubblica e Malattie infettive alla Sapienza.
La possibilità di contagio negli spazi aperti è però ridotta e alcuni Stati hanno già imboccato questa strada. Resta fermo sul no?
«È vero, le probabilità di infettarsi sono infinitamente minori rispetto ai luoghi chiusi e questo è ampiamente dimostrato sebbene non si possa quantificare con esattezza quanto il rischio si abbassi. Dipende da quali sono gli spazi aperti e dal livello di circolazione del virus».
Faccia un esempio.
«Sei in spiaggia e gli ombrelloni sono distanti dal lettino da te occupato? Ok, puoi rilassarti. Per essere contagiati occorre avere mediamente un contatto stretto con una persona infetta per almeno 15 minuti».
Però?
«In qualsiasi occasione all’aperto potresti dover indossare la mascherina anche se non era programmato. Quando sei in fila per prendere un gelato, o per uno spettacolo teatrale oppure per fare il vaccino in un hub. Morale: la mascherina non può e non deve essere dimenticata, dovrebbe continuare ad essere vista come un oggetto da portarsi dietro automaticamente, quando usciamo di casa in quanto non avremo mai la certezza di non imbatterci in un assembramento in cui sarà necessario calzarla».
Insomma, lei sarebbe cauto nel riporla nel cassetto?
«Se la popolazione italiana avesse raggiunto un livello alto di immunità mi sentirei più tranquillo. Non siamo ancora al sicuro, occorre essere tutti insieme vaccinati con due dosi».
Da esperto di igiene, avrebbe preso tempo per introdurre nuove regole?
«Sì, se questa scelta è stata presa per infondere fiducia negli italiani, non ce n’era bisogno. La fiducia già c’è, visto tutte le riaperture. Togliere la mascherina non fa crescere l’economia, non ha una ricaduta economica. Tenerla in viso è solo un fastidio, a mio giudizio sopportabile rispetto alla sua grande utilità».
La sua prudenza dipende dall’osservazione di quanto sta accadendo nel Regno Unito?
Le regole
Ci è voluto tanto tempo per inculcare regole, ora non diamo valenza negativa alle mascherine
«Proprio così, ci vuole un attimo perché i contagi risalgano grazie alla nuova variante Delta. Capisco prendersi un rischio per riaprire scuole, università, musei, attività culturali che hanno un altissimo valore sociale. Ma buttare nel secchio la mascherina solo perché è un fastidio è uno spreco».
Spreco?
«Ci è voluto tanto per inculcare queste semplici ed efficacissimi regole: protezione di naso e bocca, distanziamento, pulizia delle mani. Adesso è un peccato non andare avanti e marchiare la mascherina con una valenza negativa mentre è un presidio prezioso non solo contro il Covid-19».
Quale altra funzione positiva ha svolto?
«Le infezioni respiratorie sono crollate: niente più influenza, scomparso il morbillo, non solo in Italia. Da noi nel 2017 lo hanno avuto 5.397 persone tra adulti e bambini. Nel 2018 i casi sono scesi a 2.681, nel 2019 erano 1.627, nel 2020 sono stati 103, tutti concentrati nel primo trimestre perché poi l’uso della mascherina si è diffuso sempre più e addio morbillo».
Addio?
«Parliamo della malattia respiratoria più contagiosa, molto più del Sars-CoV-2. Il suo Rt, indice di riproduzione, è pari a 12-14. Un infetto contagia 12-14 persone. Le riferisco questi dati anche come presidente della commissione nazionale di verifica dell’eliminazione di morbillo e rosolia, istituita nell’ambito di un programma mondiale».
Come mai la mascherina ha messo al tappeto il morbillo e non il Covid?
«La copertura vaccinale dei bambini è del 90-95%. Per il coronavirus siamo lontanissimi da questa percentuale».
Cosa consiglia?
«Anche quando l’obbligo cadrà, portare sempre in tasca la mascherina, indossarla se c’è un minimo assembramento, ricordarsi che al chiuso è sempre obbligatoria tranne che a casa propria. Non pensare che non sia più necessaria. Tenerne una scorta. Conserviamo del passato almeno i comportamenti virtuosi».