La Stampa. Questa sarà l’ultima estate da primario al Sacco di Milano e da professore ordinario alla Statale di Massimo Galli, che a novembre andrà in pensione dopo aver compiuto 70 anni l’11 luglio. Forse è per questo che non ha ancora prenotato le vacanze, più che per la paura di un ritorno del contagio. Galli «grazie all’arma fenomenale dei vaccini» si sente finalmente «ottimista», anche se i prossimi mesi non saranno privi di insidie.
Professore, che estate sarà?
«Rispetto all’anno scorso abbiamo il vantaggio di uno zoccolo duro di vaccinati, soprattutto tra le categorie fragili. Il rimescolamento delle carte ci sarà anche questo autunno, ma fa meno paura. Questo mi fa ben sperare che oltre alle attività economiche potremo riportare alla normalità anche il lavoro degli ospedali».
Cosa si può fare ora perché vada così?
«Sembra scontato, ma la risposta è quella che dà ognuno di noi con i comportamenti personali. Mi rivolgo per esempio ai giovani: vedete amici e parenti, ma con attenzione. Evitiamo ancora per un’estate gli assembramenti eccessivi. E poi bisognerebbe fare una distinzione tra vaccinati, guariti, tamponati e non. Per esempio riaprirei le discoteche solo per certe categorie».
Auspica un’estate libera per chi è controllato?
«Non è il Grande Fratello, ma la sanità pubblica. Ora che il virus circola meno devono tornare in campo i controlli».
La popolazione non inizia a pensare che senso abbia con tanti vaccinati e pochi contagi?
«Per ora i vaccinati con due dosi sono un quarto degli italiani e poi è probabile che la variante indiana sostituisca quella inglese colpendo chi non si è vaccinato o ha reagito poco al vaccino».
A proposito di vacanze, il green pass la convince?
«Ci piace mettere il bollino verde sui vaccinati, ma bisogna tenere conto di alcune situazioni. Immunosenescenti e immunodepressi potrebbero non rispondere come gli altri ai vaccini. E 4 milioni di guariti sarebbero da considerare al pari dei vaccinati: basterebbe testargli gli anticorpi senza dargli nessuna dose».
A chi suggerisce il test anticorpale?
«Oltre che per i guariti penso sia imprescindibile a un mese dalla vaccinazione per le categorie fragili e per i sovraesposti, come i sanitari. Per questo ci sono anche test pungidito».
Quest’estate potranno convivere zone bianche e mini-lockdown come quelli in alcune regioni del Sud?
«Sarà difficile, e lo diventerà ancora di più se queste chiusure non avverranno tempestivamente».
L’ha colpita il contagio nella palestra milanese?
«Il fatto che si siano contagiati in tanti è il segno che ci fosse un virus superdiffusibile portato da un soggetto superdiffusore. Può accadere ovunque e i test sono il modo per scoprirlo».
La variante indiana può moltiplicare casi simili?
«Certo, nel Regno Unito ha soppiantato l’inglese facendo vittime tra i non vaccinati e tra chi ha risposto poco al vaccino».
La doppia dose può fermarla?
«In gran parte sì, ma per chi non risponde al vaccino c’è poco da fare. Si tratta di una piccola minoranza, però i medici se ne devono occupare».
I vaccini attuali rischiano di risultare obsoleti?
«Non ancora, ma sono stati pensati per il ceppo originale e di variante in variante potrebbero perdere di efficacia. Gli anticorpi dei guariti paradossalmente potrebbero essere più attuali».
Come si combatte il rischio delle varianti?
«Monitorandole, facendo tamponi, limitando la circolazione del virus e vaccinando tutti, ma proprio tutti».
Il virus può circolare tra i vaccinati?
«Sì, anche se non è frequente e non provoca gravi conseguenze. Può capitare pure dopo due dosi».
Lei è sfavorevole alla seconda dose con AstraZeneca?
«Sì, sono per un test anticorpale e nel caso ci fossero gli anticorpi rimandare all’autunno, quando ci saranno più informazioni, come suggerisce uno studio di Merryn Voysey su Lancet».
E la vaccinazione eterologa?
«Penso che sia possibile, ma se si hanno gli anticorpi va detto che c’è anche l’opzione di rimandare».
Non si è meno protetti?
«Se uno ha gli anticorpi li ha e se incontra il virus si rinforza come con una seconda dose. Quello che conta nella vaccinazione è la capacità reattiva dell’organismo».
Insomma, AstraZeneca è da lasciar perdere?
«Non va demonizzato, anche perché sarà molto utile in Paesi del mondo dove il rapporto rischi-benefici è come era in Italia fino a pochi mesi fa, ma ora forse siamo in grado di farne a meno. È una questione di disponibilità di altre dosi e di trasferimento dell’analisi dei rischi da generali a individuali, anche perché i vaccini a mRna si sono dimostrati più performanti».
Non darebbe AstraZeneca neppure agli over 60?
«A loro si può dare, ma certo non va dato agli under 60. E andava chiarito prima che si organizzassero gli open day per i ragazzi».
I bambini andranno vaccinati?
«Sarà necessario per ridurre la circolazione del virus in una categoria che altrimenti ne diventerebbe il serbatoio principale. Non dimentichiamo che la variante inglese ha moltiplicato le infezioni nei piccoli, da cui l’importanza di riaperture delle scuole a settembre con test salivari frequenti». —