La Stampa. La pandemia nel mondo sembra aver iniziato a frenare, ma non la variante Delta, che rallenta nel suo Paese di origine, l’India, ma inizia a dilagare negli Usa, fa triplicare i casi in Gran Bretagna, mentre la Russia torna ai livelli di contagi del marzo scorso. Nel Regno Unito il 90% dei contagi è oramai targato Delta e gli effetti si sono visti subito, perché parallelamente alla rapida diffusione della mutazione sono saliti i contagi. Erano intorno ai 2.200 a metà aprile, viaggiano alla media di 7.278 al giorno nell’ultima settimana. In aumento anche morti e ricoveri. Non in misura tale da destare allarme. Ma sufficienti a suggerire al premier Boris Johnson di rinviare le riaperture e di correre con le seconde dosi. Uno scenario che spaventa anche gli altri Paesi europei, più indietro di Londra nelle vaccinazioni.
Che dipenda dalle varianti non è ancora dato sapere ma il virus ha rialzato la testa anche in Russia, dove si registrano 10.407 casi di Covid-19 nelle ultime 24 ore, la cifra giornaliera più alta dal 7 marzo 2021. La situazione è ancor più grave a Mosca, dove con 4.124 in un giorno si è tornati ai livelli visti il 16 di gennaio. Un andamento di casi, ricoveri e decessi che dovrebbero esserci di insegnamento che non è ancora giunto il momento di abbassare la guardia. Mentre sempre in India spunta ora la “variante della variante”, ribattezzata “Delta plus”. Secondo i primissimi studi avrebbe dimostrato di essere resistente alle terapie a base di cocktail monoclonali recentemente autorizzate dalle autorità sanitarie di Nuova Delhi. Al momento la sua incidenza non desta preoccupazione ma la situazione va monitorata attentamente.
Varianti o non varianti il virus nel Mondo sembra comunque aver rallentato la sua corsa, nonostante l’enorme disparità nella distribuzione dei vaccini. In tutto infatti sono state fino ad ora somministrate 2,26 miliardi di dosi, ma quasi 600 milioni sono andate ai ricchi Paesi del G8 e 904 milioni sono quelle di vaccini autoctoni iniettati in Cina, ma con una copertura inferiore al 50% che nei Paesi occidentali non gli sarebbe mai valsa l’autorizzazione da parte delle nostre autorità regolatorie. Nonostante questo dal picco del 1° maggio, quando di nuovi casi se ne erano contati 870mila, ora i contagi sono più che dimezzati, con una media nell’ultima settimana di 382mila positivi al giorno. Ma la situazione varia da Paese a Paese. In India il 4 maggio si contavano 382mila casi in un giorno, ora siamo a 80mila con 2.726 morti, che portano il bilancio di questo disastro umanitario a 377mila vittime. I vaccini somministrati in India sono 253 milioni e solo 47 milioni di indiani su un miliardo e 400 milioni di abitanti hanno fatto anche la seconda dose. Coperture lontane anni luce da quelle occidentali, ma nonostante questo i contagi dopo una crescita esponenziale nei mesi scorsi ora sembrano andare a picco, per motivi che restano tra i tanti misteri di questo virus. Ma il calo repentino fa ben sperare anche gli altri Paesi alle prese con la mutazione indiana. Come gli Stati Uniti, dove i casi complessivi sono scesi dai 414mila del 6 maggio agli 82mila di media dell’ultima settimana, ma con la variante Delta che sta diventando dominante, perché se attualmente rappresenta il 10% delle infezioni, questa percentuale raddoppia ogni due settimane, spiega l’ex commissario della Fda, Scott Gottlieb. Fatto che in autunno esporrebbe a rischi seri la popolazione più vulnerabile non ancora immunizzata e che la dice lunga su come le cose possano cambiare velocemente e in peggio quando si incappa nella mutazione sbagliata. PA.RU.