Repubblica. Le indicazioni per l’uso di AstraZeneca cambieranno. E quasi certamente non si faranno più gli open day per giovani e giovanissimi con quel vaccino. Con la circolazione dell’epidemia che diminuisce cambia il rapporto tra il rischio (di essere infettati dal coronavirus) e il beneficio (dato dalla protezione del vaccino). Anche se rarissimi, uno ogni 100mila secondo gli ultimi studi, i casi di effetti collaterali di natura trombotica per i più giovani, in questo scenario epidemico diventano comunque temibili quanto o di più del rischio di sviluppare una forma di Covid violenta. E così ieri sia la Cts, Commissione tecnico scientifica, di Aifa che il Cts, Comitato tecnico scientifico del ministero alla Salute, hanno affrontato la questione.
L’idea è di rinforzare l’attuale suggerimento di usare solo per gli over 60 il vaccino a vettore virale. Per i più giovani sono meglio Pfizer e Moderna. Si vuole cambiare il passaggio in cui si dice che l’«uso del vaccino AstraZeneca è raccomandato in via preferenziale alle persone con più di 60 anni». Verrebbero tolte le parole «in via preferenziale» per convincere le Regioni a non coinvolgere i più giovani ma attenersi a quella indicazione.
La decisione è comunque ancora in mano al Cts, che forse si esprimerà ufficialmente oggi. La commissione dell’Aifa ha invece concluso il suo lavoro. Ieri mattina ha ribadito, anche alla luce dei nuovi dati dell’agenzia europea Ema, la questione del rapporto rischio-beneficio che cambia via via che scende l’età delle persone vaccinate e ha quindi concluso che sotto i 60 anni sono preferibili i vaccini a Rna messaggero, anche se l’approvazione resta dai 18 anni in su. Ma la Cts ha anche scritto che iniziano ad esserci studi che dimostrano come funzioni l’incrocio di vaccini. Cioè la somministrazione di un richiamo con Pfizer a chi aveva avuto la prima dose di AstraZeneca.
Si tratta di un passaggio fondamentale, visto che anche il Cts deve occuparsi del tema, sollevato da un quesito del generale Francesco Figliuolo. La possibilità di cambiare la seconda dose si incrocerà con un’eventuale suggerimento di interrompere le somministrazioni dei vaccini a vettore virale ai più giovani. E sembra che anche il Cts, come Aifa, non abbia intenzione di fissare un’età minima diversa dai 60 anni, al contrario di quello che hanno fatto in Inghilterra dove prima hanno sconsigliato AstraZeneca sotto i 30 anni e di recente hanno alzato la soglia a 40. Il cambio del vaccino per il richiamo sarà comunque una questione complessa da affrontare dal punto di vista organizzativo. Va visto se può essere una scelta facoltativa dei cittadini oppure una decisione basata sulla loro età.
Sentono aria di cambiamento le Regioni, alcune delle quali iniziano a cancellare gli open day. Tra l’altro ha colpito molto la storia della diciottenne di Genova che dopo aver ricevuto AstraZeneca avrebbe avuto una trombosi. Ad esempio ha revocato la giornata aperta programmata per oggi a tutti i maggiorenni la Asl Napoli 2. Vanno invece avanti il Lazio e la Sicilia, che da oggi a domenica ha invitato a vaccinarsi coloro che hanno 18 anni e sono disposti a ricevere AstraZeneca e Johnson& Johnson, l’altro vaccino a vettore virale che si fa in una dose sola e riguardo al quale ci sarebbero meno dati su effetti collaterali. Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, ha ricordato che nella sua regione non sono stati organizzati “Astra-day” per i giovani, e il veneto Luca Zaia, ha rivendicato di non aver somministrato più i vaccini a vettore virale sotto i 60 anni, cosa che invece ha fatto ampiamente la Lombardia.
Il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, ieri ha ricordato che AstraZeneca è «già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età», per far capire che quella è l’indicazione chiave. Potrebbe essere asciugata e resa così più stringente.