Repubblica. Come atteso e annunciato, Aifa ha dato il via libera ieri pomeriggio all’utilizzo del vaccino Pfizer anche per chi ha da 12 e 15 anni. La decisione segue quella dell’Ema, l’agenzia del farmaco europea, e viene usata dalla Puglia per avviare da subito le coperture di tutti i giovani in quella fascia di età che hanno patologie che li rendono fragili di fronte al virus. «Vogliamo fargli passare un’estate tranquilla e serena », dice il presidente Michele Emiliano. Per la campagna saranno usati gli ospedali. Per quanto riguarda gli adolescenti che non hanno problemi, in tutta Italia teoricamente potrebbero già essere vaccinati dal 3 giugno, quando scompariranno le categorie prioritarie, anche negli hub. Il ministro alla Salute Roberto Speranza ha però detto di voler coinvolgere i pediatri e i medici di famiglia. I primi assistono circa 1,6 milioni di quei giovani. Altri 700mila sono iscritti invece presso i colleghi che si occupano degli adulti.
«Siamo in grado di coprire i nostri assistiti in quella fascia di età in due mesi», dice Paolo Biasci, presidente della Fimp, il principale sindacato di categoria. Il commissario straordinario per l’emergenza, generale Francesco Figliuolo, ha chiesto alle Regioni di proteggere il maggior numero di ragazzi che vanno alle medie e alle superiori, cioè dai 12 ai 19 anni, prima dell’inizio dell’anno scolastico. Però allo stesso tempo ha aperto, appunto dal 3, alla prenotazione senza più categorie e anche nelle aziende. Il tutto con un numero di vaccini, 20 milioni, non molto superiore ai 17,5 del mese di maggio. A giugno ci saranno da fare tanti richiami e una buona parte delle dosi, forse un quarto, arriveranno da Johnson&Johnson, che si usa solo negli over 60. Quindi non resterebbero moltissimi vaccini per i più giovani.
E intanto in Europa è scontro sul green pass che dovrebbe entrare in vigore l’1 luglio. La piattaforma che dovrà emettere i certificati digitali sarà lanciata oggi, anche l’Italia sarà tecnicamente già collegata anche se l’accordo fra i 27 stati membri non è ancora raggiunto. Anzi, la proposta della Commissione Ue (che poi il Consiglio dovrà votare) scantona dalla strada adottata dall’Italia e prevede criteri molto più rigorosi per il rilascio del pass che, a chi è vaccinato, dovrebbe essere concesso solo passati 14 giorni dalla seconda dose. Una indicazione assai diversa dalla scelta italiana di rilasciarlo già al quindicesimo giorno dalla prima somministrazione e che, di fatto, costringerebbe milioni di cittadini europei vaccinati con una sola dose a dover fare il tampone, generalmente a pagamento, per viaggiare. Il ministro della Salute Speranza insisterà perché venga sposata la posizione dell’Italia ma il commissario per la Giustizia Didier Reynders dice: «Nel caso in cui uno Stato accetti una sola dose per derogare alle restrizioni sulla libera circolazione allora questo varrà anche per il Covid pass». Ma naturalmente non ci sarà reciprocità, e dunque se l’Italia accetterà di far entrare cittadini europei con una sola di vaccino, non così sarà per gli italiani che vanno all’estero. Che dovranno avere la doppia dose o il certificato di guarigione o un tampone negativo, compresi i bambini sopra i 6 anni. Se i genitori saranno esentati dalla quarantena anche i bambini lo saranno.