Con il crollo dei contagi (ieri 182, mai così pochi in questa terza ondata) e delle degenze (876 in area medica e 118 in Terapia intensiva), cambia anche l’identikit dei pazienti colpiti dal coronavirus e costretti a ricorrere alle cure ospedaliere. L’85% non è vaccinato, il 15% ha ricevuto la prima dose dell’anti-Covid e si è infettato quando ancora gli anticorpi non si erano sviluppati. E poi c’è un’eccezione: una signora ultraottantenne nonostante avesse completato il ciclo vaccinale con il richiamo (però assunto da tre giorni), è finita lo stesso prima in Terapia intensiva e poi in Malattie infettive all’ospedale di Padova. «La buona notizia è che l’abbiamo dimessa oggi (ieri, ndr ) — conferma la dottoressa Annamaria Cattelan, primario degli Infettivi — si tratta di una paziente fragile e bisogna vedere se su di lei il vaccino abbia avuto effetto. Non tutti rispondono in maniera adeguata, c’è una piccola percentuale di soggetti che non reagisce come previsto. Comunque la signora si è negativizzata ed è potuta tornare a casa. Adesso in area non critica abbiamo davvero pochi degenti: prima i 59 letti del mio reparto erano sempre pieni, con un turn over continuo, adesso solo venti sono occupati, da pazienti per la maggior parte non vaccinati».
Si tratta di malati in arrivo dalle Terapie intensive o Sub-intensive che dopo molte settimane di ospedale si stanno riprendendo e devono ora sottoporsi a riabilitazione, anche motoria. Oppure di anziani che, stando a casa e non in Rsa, non sono stati immunizzati. «Tutti sono in via di guarigione — annuncia la dottoressa Cattelan — il più giovane ha 52 anni». E in effetti l’età dei ricoverati si è molto abbassata, specialmente in Terapia intensiva. Potere delle vaccinazioni: hanno ricevuto almeno la prima dose il 97,4% degli over 80; l’83,7% dei veneti tra 70 e 79 anni; il 78% degli appartenenti alla fascia 60/69; il 65% degli over 50 e il 41% dei cittadini tra 40 e 49 anni, per i quali le prenotazioni si sono aperte solo venerdì. «Il risultato più evidente è che in Terapia intensiva sono spariti gli ottantenni — rivela il dottor Paolo Rosi, a capo dell’Unità di crisi regionale — dal primo maggio se ne sono registrati solo due. E di conseguenza si è azzerata la mortalità riferita a questa classe d’età, prima attestata su una percentuale dell’80%. I settantenni, che rappresentavano il 40% delle presenze, adesso sono il 27% dei degenti, i sessantenni il 36% e gli under 60 il 35%. L’altro cambiamento significativo è che da almeno venti giorni i pazienti non Covid (ora 287) nelle Rianimazioni, scese a un totale di 500 letti sui 1016 attivabili, superano i malati Covid. Detto questo — chiude Rosi — anche dopo la vaccinazione bisogna restare prudenti, mantenere l’uso della mascherina, l’igiene continua delle mani e il distanziamento sociale. E chi non l’ha ancora fatto, vada a farsi vaccinare».
«Dal 9 al 16 giugno ci saranno 80mila posti disponibili per tutte le fasce d’età fino ai 40 anni — annuncia il governatore Luca Zaia — se non arriveranno prenotazioni, apriremo al resto della popolazione. Stiamo pensando per esempio di immunizzare gli operatori dei centri estivi e dei campi scuola, ma abbiamo pochi vaccini: per questa settimana e la prossima la fornitura è di 210mila dosi, poche, bastano appena per due giorni. E’ inoltre in arrivo una circolare firmata da Francesca Russo, a capo della Direzione Prevenzione, che anticipa da 42 a 35 giorni il richiamo dei vaccini Pfizer Biontech e Moderna in casi eccezionali e in presenza di comprovati motivi, per esempio di lavoro. Per lo spostamento si devono comporre il numero verde 800.46.23.40 o chiamare la propria Usl».
La scarsità di vaccini a disposizione si riflette nelle 28.317 somministrazioni effettuate domenica, contro le 44.726 del 14 maggio. Dall’inizio della campagna il Veneto ha inoculato 2.311.293 dosi: il 33,1% della popolazione ha ricevuto la prima, il 13,7% anche il richiamo. Nel frattempo però emergono i primi casi di medici e infermieri che si sono reinfettati nonostante siano stati i primi a ricevere l’anti-Covid, all’inizio dell’anno, e nonostante un recente studio del San Raffaele certifichi a otto mesi la durata degli anticorpi. «Niente di strano — avverte la dottoressa Cattelan — il vaccino protegge dalla malattia, non dall’infezione. E infatti chi ha nuovamente contratto il Covid-19 è asintomatico o accusa sintomi lievi, non certo da curare in ospedale. Succede anche alla popolazione generale, però se un soggetto non viene sottoposto a tampone ogni 7/15 giorni come i sanitari, spesso non se ne accorge nemmeno».
Ea proposito di test, è stato approvato il primo tampone rapido antigenico fai da te (da inserire nelle narici), che da oggi dovrebbe essere disponibile in farmacia e on line al prezzo di 14,90 euro. Risultato in 15 minuti.