Le prime somministrazioni alle persone tra i 50 e i 60 anni, gli open day organizzati nei fine settimana e l’apertura delle prenotazioni per la vaccinazione alle persone con più di 40 anni sono le ultime di una serie di eccezioni concesse alle priorità previste dalla campagna vaccinale. In molte regioni, infatti, non sono state ancora completate le somministrazioni agli anziani e ai cosiddetti estremamente vulnerabili, persone considerate più a rischio e che per questo dovevano essere vaccinate prima di tutte le altre.
Già poche settimane dopo l’inizio della campagna vaccinale è stato chiaro che molte Regioni non stavano rispettando i criteri e le priorità del piano vaccini, presentato come un modello piuttosto rigido e con tempi definiti. Il piano, nell’ultima versione in vigore, è stato suddiviso in quattro fasi: nella prima sono stati inseriti gli operatori sanitari, gli ospiti nelle RSA e le persone con più di 80 anni; nella fase 2 le persone con più di 60 anni, i gruppi a rischio più elevato di malattia grave, il personale scolastico “ad alta priorità”; nella terza fase i lavoratori di servizi essenziali, le persone in carcere e in comunità, il personale scolastico e universitario, persone con «comorbidità moderata di ogni età», con più malattie anche non gravi. La fase 4 era stata pensata per tutto il resto della popolazione, senza particolari criteri.