Il Corriere del Veneto. C’è una parola che ripete a più riprese Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto: «Orgoglio». Quello, spiega, che ha tenuto su i sindaci (insieme all’adrenalina) nell’anno della pandemia, dei commercianti esasperati e delle casse sempre più vuote. «L’orgoglio con cui ci siamo gettati anima e corpo per dare risposte immediate alle nostre comunità – spiega – ma a bocce ferme dovremo sederci a un tavolo con il governo perché gli aiuti non sono bastati a compensare minori entrate e maggiori spese. A fine mese ci saranno Comuni che faticheranno a chiudere i bilanci consuntivi».
La dilatazione delle chiusure ha esacerbato soprattutto le relazioni con gli esercenti. Rischi dell’essere «frontman» dello Stato sul territorio. Confesercenti che ha scelto di evitare la piazza e pubblicare il proprio grido di dolore sulle pagine dei quotidiani. In un recente incontro con il sindaco Federico Sboarina, a Verona, Confesercenti ha chiesto aiuti diretti «a patto che vengano compensati dallo Stato» fanno sapere dal Comune veronese. L’ex sindaco Flavio Tosi l’ha letta in un altro modo: «Condividiamo l’appello di Confesercenti, è giusto chiedere sostegni e sgravi anche comunali. Le nostre proposte in Consiglio: almeno 10 milioni di contributi a fondo perduto, ma vista la disponibilità nelle casse del Comune si può arrivare anche a 15, riduzioni Imu e Tari. Ci sono 34 milioni di avanzo d’esercizio nel 2020. A cui si aggiungono i 35 milioni nel 2019».
Pronta la risposta dell’attuale sindaco che ricorda come l’«avanzo di bilancio» dello scorso anno sia servito a chiudere in pareggio a luglio salvando alcuni milioni proprio per sostenere gli esercenti: «Nel 2020, il Comune di Verona con fondi propri ha stanziato 2 milioni di euro per lo sgravio Tari, quota variabile, alle categorie economiche. Questo è ciò che gli enti locali possono fare senza andare in default perché, come si sa, siamo tenuti per legge al pareggio di bilancio. Chi dice diversamente, mente alla grande». Al netto delle schermaglie fra attuale ed ex sindaco di Verona, lo schema degli sforzi dei Comuni è simile con qualche ritocco creativo dove possibile.
Partiamo dalla Tari, la quota variabile è stata «ristorata» ai negozianti anche a Vicenza (800 mila euro) e a Venezia (4,5 milioni). Sono fondi ricavati da quelli di sostegno agli enti locali erogati da Roma. A Treviso, dove il gestore della raccolta rifiuti, è completamente esterno, non potendo intervenire direttamente, si è compensato con altri filoni a favore del commercio per un totale che supera i due milioni, dal mezzo milione per potenziare i prestiti agevolati dei Confidi ai 330 mila euro del bando Rilancio Treviso per rioccupare locali sfitti passando per contributi sui diritti Suap e così via. «Tanti Comuni stanno mettendo a bilancio fondi assimilabili ai ristori – spiega Carlo Rapicavoli, direttore Anci – viste le deroghe Ue sulla concorrenza ecc. ma per il 2021 si attende l’autorizzazione con legge per replicare. I conti li avremo dopo i bilanci delle prossime settimane ma temo si registreranno comunque perdite nonostante i sostegni nazionali». per tutti vale la gratuità, l’allargamento e la «sburocratizzazione» sui plateatici almeno fino al 30 giugno. A Vicenza, oltre alla Tari (sconti fino al 25%) si è investito, come a Verona, sul potenziamento dei buoni pasto. A Padova, oltre ai plateatici semplificati si rinvia ancora la rata Tari. A Rovigo, per i commercianti, sono stati stanziati 846.000 euro da replicare, nel 2021, con altri 250.000 euro anche come buoni shopping mentre a Belluno si prorogherà la sospensione della tassa di soggiorno. «I fondi statali non potranno bastare a coprire l’intero calo delle entrate» dice il sindaco Jacopo Massaro.