La Stampa. Hanno trasformato il tampone Covid in un’operazione quasi di routine, da sbrigare in pochi minuti e vicino a casa. Ora i farmacisti si propongono di fare lo stesso con i vaccini. Nel decreto Sostegni, approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, è stata inserita la norma che consente loro di fare le vaccinazioni senza la supervisione di un medico, dopo aver seguito un corso di formazione. «Siamo già a lavoro con il ministero della Salute per definire il protocollo operativo, contiamo di firmarlo entro una settimana», dice Marco Cossolo, presidente di Federfarma. Alcuni punti saranno ripresi tali e quali dal documento sottoscritto per l’esecuzione dei tamponi: dalla necessità di uno spazio dedicato (nella maggior parte dei casi gazebo all’esterno) al tracciamento delle persone trattate, con il referto inviato automaticamente all’azienda sanitaria competente.
«Per i vaccini, però, serve qualcosa in più – avverte Cossolo – a cominciare da un carrello di pronto intervento in caso di reazioni avverse da parte dei pazienti. E poi dovremo occuparci anche dell’anamnesi iniziale e di far firmare all’interessato il consenso informato». Il modello di riferimento saranno le farmacie francesi, che hanno iniziato a somministrare i vaccini da questa settimana.
In Italia parliamo di potenziali 19.600 punti vaccinali, distribuiti in modo capillare sul territorio nazionale, anche nelle aree rurali. E di 73 mila professionisti che potrebbero diventare vaccinatori, anche se ne basterebbe un terzo per dare un contributo decisivo alla campagna. Tra l’altro, più di 5 mila hanno già ottenuto una parziale abilitazione, frequentando online il corso organizzato da Utifar (Unione tecnica farmacisti), partito alcuni mesi fa con l’obiettivo di potenziare la campagna di vaccinazione antinfluenzale. «Il corso può essere facilmente adattato all’esigenza, aggiungendo un modulo Covid – spiega il presidente Utifar, Eugenio Leopardi – stiamo cercando di ottenere una validazione da parte dell’Istituto superiore di sanità». Anche perché, in alternativa, l’Iss dovrebbe organizzare in tempi brevi un corso ad hoc per i farmacisti, visto che quello attualmente presente online è riservato a soggetti già abilitati. «Si fa prima a verificare il nostro, c’è pure una parte virtuale realizzata in ospedale: si segue il docente che mostra la tecnica di inoculazione, magari a casa ci si organizza con un manichino», racconta Leopardi.
Chi ha già in mano l’attestato rilasciato a fine corso spera che venga riconosciuto dall’Iss e basti per fare il vaccinatore. Gli altri attendono istruzioni, per un corso di formazione ufficiale, probabilmente solo online per fare prima ed essere pronti all’arrivo del vaccino di Johnson&Johnson, previsto nella seconda metà di aprile. Sembra quello più adatto per la somministrazione in farmacia, perché prevede una sola dose e dovremmo riceverne oltre 7 milioni entro fine giugno. Nel Lazio hanno già deciso che il siero J&J sarà destinato alle farmacie: «A giorni chiudiamo l’accordo», ha fatto sapere l’assessore alla sanità, Alessio D’Amato. Ogni Regione dovrà, infatti, trovare un’intesa con i propri farmacisti, sull’organizzazione e anche sul compenso per ogni iniezione. «Credo sia ragionevole un rimborso di 6,50 euro a dose – prevede Cossolo – che è più o meno quello che prendono i medici di famiglia».